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Inxpect, il futuro torna al passato: il radar sfida il sensore

La «vecchia» tecnologia è più affidabile in molte situazioni. Un accordo con il Governo Usa e una prova in acciaieria.
  • L'inaugurazione della nuova sede Inxpect
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Un radar cambierà il mondo. Ebbene sì, un radar, quella «vecchia» tecnologia che sfrutta le onde elettromagnetiche per tracciare la posizione di oggetti nello spazio, madre di tutti i sensori che ora costellano il panorama produttivo. Questa l'idea forse un po’ folle (certamente controcorrente) che la Inxpect spa sta portando avanti da circa quattro anni, da quando un progetto di ricerca della TSec si trasformò in un vero e proprio spin off, in una società. «Il radar è in grado di rilevare oggetti e persone laddove i sensori falliscono - spiega il ceo della Inxpect Luca Salgarelli -. Si pensi ad esempio in presenza di fumo. Un radar vede dove gli altri non vedono».

Questa tecnologia, approfondita e implementata dalla Inxpect, ha già permesso di portare i robot fuori dalle loro gabbie grazie al sistema di sicurezza Lbk System, «ma ha applicazioni che vanno oltre l'ambito industriale - sottolinea Salgarelli, ingegnere con un passato da professore universitario -. Nelle case o negli edifici in generale il radar permette di individuare la presenza di persone». Non a caso l'idea originale del progetto voleva evitare che gli allarmi domestici scattassero in presenza di qualche elemento di disturbo. «Negli incendi è il fumo la causa principale di decesso - aggiunge il ceo della Inxpect, che si è appena trasferita nella nuova sede di via del Serpente 91, in città -, il radar potrebbe aiutare nei soccorsi».

Questi nuovi occhi (che il design del prodotto richiama) hanno convinto tante realtà in giro per il mondo, dall'Europa agli Stati Uniti, con un'agenzia del Governo Usa che ha già stretto un accordo con la Inxpect. «Pochi giorni fa siamo stati anche in uno stabilimento siderurgico, per testare l'efficacia del radar in un ambiente così difficile - spiega Salgarelli -. I risultati sono stati eccellenti». La forza della Inxpect, che oltre a TSec e Superpartes vede la partecipazione di numerosi investitori bresciani e non, sta nel prodotto ma soprattutto nel team. Sono 22 le persone che orbitano nella galassia della start up, «molte delle quali miei ex studenti di ingegneria». E il numero crescerà: «Cerchiamo persone qualificate perchè i nostri confini si stanno allargando».

Da un mese la Inxpect ha infatti attivato una filiale a Tel Aviv in Israele, la nuova silicon valley della sensoristica. «Stiamo già sviluppando la prossima generazione di prodotti - annuncia Salgarelli -. Abbiamo anche un laboratorio a Firenze ma il cuore di Inxpect rimarrà sempre bresciano». Una promessa carica di significato analizzando le prospettive dell'azienda. «Entro il 2023 puntiamo a quotarci in borsa o, in alternativa, a essere acquisiti da un grande gruppo, in questo caso però mantenendo ben salda la nostra identità - racconta -. Siamo convinti di rivoluzionare il mondo».

Una «folle» idea che poggia su un'altrettanto «folle» scelta: «Il nostro è tutto capitale di rischio perché continuiamo ad investire in ricerca e sviluppo. Il cash flow è quindi negativo ma a fine 2019 dovremmo raggiungere il pareggio».

 

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