L’AI cambia la finanza ma imprese frenate da competenze e governance

A dirlo lo studio di The European House–Ambrosetti-Microsoft: «Con l’intelligenza artificiale il Pil Ue potrebbe salire del 15,2%»
Intelligenza artificiale
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L’intelligenza artificiale generativa sta entrando in modo strutturale nell’economia europea, trasformando modelli operativi e organizzativi, soprattutto nei settori a elevata intensità cognitiva come quello dei servizi finanziari. A differenza delle tecnologie digitali tradizionali, l’AI generativa è in grado di creare contenuti, automatizzare decisioni e adattarsi attraverso l’interazione, aprendo nuove opportunità in termini di produttività e competitività.

Un’analisi condotta da Teha Group (The European House–Ambrosetti) in collaborazione con Microsoft, ha quantificato il potenziale di questa tecnologia in Europa. L’adozione dell’AI generativa potrebbe generare fino a 2.610 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 15,2% del Pil europeo, oppure consentire un risparmio di 47,6 miliardi di ore lavorative mantenendo costante la produzione.

Per le istituzioni europee del comparto lo studio individua invece due scenari principali: un incremento del valore aggiunto annuo fino a 147 miliardi di euro, oppure un risparmio di circa 1,5 miliardi di ore lavorative. Il comparto bancario concentra la maggior parte del potenziale (93 miliardi), seguito dalle assicurazioni (28) e dai servizi finanziari di supporto (27). A livello organizzativo l’introduzione dell’AI implica inoltre una ridefinizione del ruolo del Cfo, che si sposta da compiti di controllo e compliance a responsabilità strategiche di previsione, allocazione delle risorse, comunicazione con gli investitori e gestione della performance in tempo reale.

Tuttavia, il passaggio a un’adozione estesa non è scontato. Lo studio evidenzia infatti come molte organizzazioni siano ancora ferme alla fase pilota, spesso a causa di governance frammentata, scarsa collaborazione tra finance e It, carenza di competenze interne, bassa qualità dei dati e incertezza normativa. Dalle interviste con i Cfo emergono quindi alcune priorità per superare gli ostacoli: costruire leadership trasversali che integrino finanza, tecnologia e area legale; definire metriche comuni per valutare performance e rischio delle iniziative AI; investire in formazione e alfabetizzazione specifica per i team finance; istituzionalizzare i processi abilitati dall’intelligenza artificiale.

Europa

Dal punto di vista normativo invece l’Europa ha avviato strumenti importanti – AI Act, Dora, direttiva Nis2 – per regolamentare lo sviluppo dell’AI e rafforzare la resilienza digitale. Ma l’efficacia di questi strumenti «dipenderà dall’implementazione concreta a livello aziendale».

Il settore finanziario è infatti già il terzo più colpito da incidenti informatici in Europa. L’uso estensivo dell’AI comporta nuovi rischi legati a sicurezza, privacy e governance dei dati. «Costruire fiducia interna ed esterna sarà quindi essenziale -recita lo studio -. Le istituzioni dovranno garantire trasparenza nei contenuti generati, sistemi di validazione robusti e allineamento normativo continuo. Solo così sarà possibile proteggere la clientela e preservare la reputazione aziendale».

Ecco quindi che l’AI generativa non rappresenta un’evoluzione incrementale ma un cambiamento sistemico, soprattutto «per il settore finanziario: governarla in modo strategico e responsabile sarà la chiave per affrontare le prossime fasi della trasformazione digitale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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