Garda

Sindaci con gli stivali nel Chiese per un altro no al depuratore

Gli 11 primi cittadini annunciano il quarto ricorso al Tar. Mariastella Gelmini ribadisce: «Andiamo avanti»
DEPURATORE, QUARTO RICORSO
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Un altro ricorso al Tar, il quarto della serie. Gli undici Comuni uniti nel «no» al progetto che vorrebbe insediare i depuratori del Garda a Gavardo e Montichiari continuano la loro battaglia. L’ultimo ricorso in ordine di tempo, depositato venerdì, è stato presentato ieri alla stampa con una modalità insolita: i sindaci si sono recati prima a Gavardo, con i piedi calzati di stivali nelle acque del Chiese nella zona indicata per l’impianto; poi a Peschiera, presso l’attuale depuratore. «Una scelta provocatoria, per evidenziare le criticità idriche e ambientali del corso del nostro fiume rispetto al Mincio» hanno spiegato.

Il ricorso è relativo alla convenzione stipulata dall’allora commissario Visconti con i presidenti di Ato e Acque bresciane, atto che ha dato il via alla progettazione dell’opera. «Un’evidente forzatura, che va contro le precise direttive espresse in proposito dall’amministrazione provinciale - dichiarano i primi cittadini -. Ci chiediamo se i presidenti, prima di firmare, si siano o no consultati con la Provincia, essendo Ato e Acque bresciane società partecipate dalla stessa. Se non vi è stata condiscendenza da parte dei vertici di palazzo Broletto, ci aspettiamo una ferma presa di posizione, e che la Provincia ricorra anch’essa al Tar contro la convenzione. Aggiungiamo che i presidenti delle due società dovrebbero a nostro avviso trarre le conseguenze del proprio operato».

Sul Garda

«L’intervento è urgente e prioritario. Si tratta di mettere in sicurezza il 40% dell’acqua dolce nazionale». La presidente della Comunità del Garda, la ministra Mariastella Gelmini, non si fa spaventare dai ricorsi e, sulla questione depurazione, conferma la bontà del progetto Gavardo-Montichiari. «I ricorsi sono legittimi - ha dichiarato la ministra ieri durante l’assemblea della Comunità - ma i cittadini si aspettano risposte e di veder concretizzati i progetti. E questo progetto è stato ampiamente valutato. C’è un crono programma che abbiamo il dovere di rispettare. Anzi dobbiamo correre il più possibile».

Questi gli step fissati da Gelmini: «Progetto definitivo e studio di impatto ambientale entro ottobre; avvio dell’iter PAUR (Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale) da parte della Provincia entro novembre; conclusione pratiche PAUR entro marzo 2023. Poi la convocazione del CdA di Ato Brescia per approvazione del progetto, dichiarazione di pubblica utilità e variante urbanistica».

Intanto, qualche preoccupazione si leva anche dal Garda veronese, dove la parte dell’opera finanziata non dai 100 milioni stanziati dal Governo, ma dalla tariffa, potrà essere spalmata sulle bollette dei soli 20 Comuni del gestore Ags. «Siamo a un terzo dell’opera e abbiamo già speso la nostra quota dei 100 milioni. L’acqua rischia di costare più dell’amarone» dice il presidente di Ags Angelo Cresco. La presidente Gelmini si è impegnata per un confronto col ministro della Transizione ecologica Cingolani.

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