I socialdemocratici europei cercano una nuova primavera del riformismo

Sarà la seconda forza parlamentare e proverà a proseguire l’esperienza della maggioranza Ursula
Pedro Sanchez - Foto Ansa/Epa JuanJo Martin © www.giornaledibrescia.it
Pedro Sanchez - Foto Ansa/Epa JuanJo Martin © www.giornaledibrescia.it
AA

Alla costante ricerca di un’identità, per il partito socialista europeo le prossime elezioni continentali hanno una portata esistenziale. Il gruppo parlamentare dei Socialisti e Democratici (S&D) sarà numericamente il secondo a Strasburgo alle spalle dei Popolari con circa 140 eletti; nonostante le speculazioni degli ultimi mesi e l’odierno clima da campagna elettorale, la prospettiva è quella di una maggioranza in formato grande coalizione sull’impronta di quella attuale con Ppe e liberali.

Sovranisti e nazionalisti in combutta con la parte più conservatrice dei Popolari hanno accarezzato (e tuttora proseguono) l’idea di una nuova maggioranza destra-centro dopo il voto di giugno. Resterà un sogno irrealizzabile viste le proiezioni

. Socialisti e popolari si troveranno alleati per forza dando vita ad una nuova grande coalizione. Ma all’orizzonte resta aperta la vera sfida: come le forze politiche socialdemocratiche possano essere al passo con tempi in cui vanno difesi diritti politici e civili (e dei lavoratori) tenendo conto che l’arretramento dei partiti socialisti in Europa è stato spesso a vantaggio di forze populiste che hanno convinto politicamente fasce deboli della società.

Gli esperimenti politici finora messi in campo per sfidare i populisti con i loro stessi cavalli di battaglia hanno dato risultati controversi. Ad esempio in Danimarca la premier socialdemocratica Mette Frederiksen (che oggi è anche tra i potenziali successori di Stoltenberg alla Nato) ha vinto le elezioni anche mutuando il programma sui migranti promosso dagli alleati di Salvini del Dansk Folkeparti.

Leadership

I socialisti europei sono oggi anche alla ricerca di un leader. Non può di certo essere lo spitzenkandidat indicato a inizio marzo al congresso di Roma, quello che è ufficialmente lo sfidante della von der Leyen. In effetti il lussemburghese Nicolas Schmit è forse il meno conosciuto tra gli attuali componenti della Commissione europea, dove detiene la delega per Lavoro e Affari sociali. Si dice che il Pse lo abbia scelto perché già si pensa ad un altro degli incarichi di vertice in Europa; magari la presidenza del Parlamento.

Oggi forse l’unico vero leader continentale è lo spagnolo Pedro Sanchez la cui machiavelliana abilità politica è paragonabile solo ad un suo ex compagno di partito europeo, ovvero Matteo Renzi. Alla guida dello Psoe Sanchez è riuscito nell’ordine: a guidare un governo di minoranza al tempo di Rajoy, vincere le elezioni e andare al potere con gli indignados di Podemos (la cui esperienza politica pare giunta al termine).

Attualmente per non avendo vinto le ultime elezioni è al governo grazie ad un accordo rocambolesco con i secessionisti catalani di Puigdemont. In questi anni ha poi ottenuto che Josep Borrell fosse l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, che Iratxe García Pérez fosse la capodelegazione S&D al Parlamento Ue e ha mandato dal primo gennaio Nadia Calvino alla guida della Bei superando la concorrenza dell’italiano Franco e della danese Vestager. Insomma un matador sicuramente più carismatico del cancelliere socialdemocratico Scholz.

Le delegazioni

Non è dunque un caso che nel prossimo Parlamento europeo la pattuglia più numerosa dovrebbe essere quella del Psoe con 19 eletti, seguita dal Pd oggi accreditato del 20% e di 17 eurodeputati; mentre la l’Spd dovrebbe contribuire con solo 16 rappresentanti. Il dato strettamente numerico si intreccia con quello politico: secondo gli ultimi sondaggi i socialisti sono il primo partito in Danimarca, in Svezia e in Lituania.

Lo sarebbero anche in Slovacchia se lo Smer del premier Robert Fico e Hlas del presidente del Parlamento Peter Pellegrini non fossero stati sospesi per le loro posizioni filorusse e contro lo stato di diritto.

Più in generale i socialisti oggi sono al governo in 8 Stati membri dell’Unione, ma con la profonda crisi che sta vivendo l’esecutivo tedesco a trazione socialdemocratica molti interrogativi restano aperti sulla direzione da prendere. Da un lato c’è il modello dei nuovi socialisti francesi che sono risorti fondendo i valori riformisti a quelli ecologisti (il Ps è accreditato del 12% e 11 eurodeputati): un percorso che anche Schlein potrebbe provare a percorrere, mentre in Spagna è già stato consolidato.

Vi è poi un modello scandinavo di cui sono interpreti la danese Frederiksen e la svedese Andersson: mix tra rigore economico e riformismo pragmatico ma che è anche profondamente

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.