Economia

Miele di acacia: crolla la produzione, ma non in Italia

L’Unione Italiana Food lancia l’allarme: registrato un quadro di scarsi raccolti nei Paesi dell’est Europa, in conseguenza degli effetti dei cambiamenti climatici
Del miele
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Allarme miele di acacia. A lanciarlo è l’Unione Italiana Food, la primaria associazione in Italia per rappresentanza diretta di categorie merceologiche alimentari e tra le prime in Europa. Unionfood registra un quadro di scarsi raccolti nei Paesi dell’Est Europa, zone di approvvigionamento importanti per i confezionatori italiani, in conseguenza degli effetti dei cambiamenti climatici.

In Italia

Risultato: meno assortimento per i consumatori e, probabilmente, anche un prezzo più elevato. Ciò nonostante l’annata, per l’acacia, in Italia sia stata positiva. Ma la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda. Una situazione questa che – nei suoi termini generali – va a colpire anche i produttori bresciani visto che – secondo le più recenti stime – si contano quasi 30.000 alveari custoditi da apicoltori professionisti ed hobbisti per una produzione totale di circa 300mila tonnellate di miele, propoli, cera e derivati.

Un'ape - Foto Ansa/Epa Sascha Steinbach  © www.giornaledibrescia.it
Un'ape - Foto Ansa/Epa Sascha Steinbach © www.giornaledibrescia.it

Siamo davanti quindi ad una situazione che – a detta di Coldiretti Lombardia – favorisce le importazioni di miele soprattutto di provenienza extra Ue, spesso di bassa qualità ed a prezzi stracciati, esercitando una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano mettendo quindi in ulteriore difficoltà i produttori nazionali.

I numeri

Gli apicoltori sono in Italia 73.148 dei quali 51.813 producono per autoconsumo mentre 21.335 sono apicoltori professionali che destinano alla vendita la propria produzione. Come può quindi un consumatore difendersi? Innanzitutto rivolgendosi ai produttori locali e verificare le etichette.

In questa logica viene, ulteriormente, di aiuto la recente approvazione nel nostro Paese della cosiddetta Direttiva Breakfast, che ha introdotto l’obbligo di un’etichetta chiara e ben visibile che indichi il Paese di origine, nonché avviato un processo per la creazione di un sistema di tracciabilità del prodotto.

La dicitura «Italia» deve apparire sulle confezioni di miele prodotto in Italia (ad esempio, Miele Italiano), mentre se il miele proviene da diversi Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta dovrà riportare la frase «miscela di mieli originari della Ue», specificando i Paesi di origine. Se invece il miele proviene da Paesi extra Ue, l’etichetta dovrà recare la dicitura «miscela di mieli non originari della Ue», con i nomi dei Paesi indicati.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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