Economia

Metaverso, fare business con il mondo virtuale: le aziende si attrezzano

Linotto (Neosperience): «È il futuro del web.3» La psicologia spiegata dai sociologi Bonomi e Wu
Il metaverso necessita di visori per la realtà virtuale - © www.giornaledibrescia.it
Il metaverso necessita di visori per la realtà virtuale - © www.giornaledibrescia.it
AA

Metaverso, istruzioni per l’uso. Ce n’è bisogno, perché su cosa accada «nella tana del Bianconiglio» ancora regna molta confusione, per non dire scarsa conoscenza. Perciò l’incontro organizzato da InnexHub con il Terziario e la Piccola di Confindustria, primo degli eventi dedicati al metaverso, per comprendere innanzitutto come questa nuova tecnologia potrà cambiare le nostre esperienze ed anche per tracciare i primi elementi di criticità.

«Il metaverso - osserva Giancarlo Turati - è argomento di grande moda e attualità; siamo qui per affrontarlo partendo dai presupposti e dagli aspetti psicologici, oltre che dalla parte prettamente tecnologica e dalle opportunità di business».

La sfida

Opportunità che esistono e sono concrete, perché come mette in chiaro Matteo Linotto di Neosperience, non stiamo parlando «solo di un giochino», di un ambiente digitale scollegato dalla realtà, ma di un sistema immersivo strettamente connesso all’evoluzione del web.3, che si apre al tridimensionale. Per ora, in fase prototipale, ma che «si svilupperà grazie alle strategie e modelli di business abilitati da queste tecnologie. Il metaverso - spiega Linotto - permette di generare meccaniche di realtà aumentata, tocca anche l’interazione con la blockchain».

Icona Newsletter

@Tecnologia & Ambiente

Il futuro è già qui: tutto quello che c’è da sapere su Tecnologia e Ambiente.

I metaversi sono tanti, piattaforme che consentono questa tipologia di navigazione, da Horizon di Facebook (non ancora attivo) alla cinese Tencent Games, su cui il colosso Yamaha ha prodotto una «moto virtuale».

Primi passi

I prodromi già c’erano: Prada, una decina d’anni fa, condusse un’operazione di branding (la più scaricata in tutti gli store) con cui narrava la propria storia in forma tridimensionale, e chi non ricorda «Second life», che nel 2013 raggiunse l’apice con un milione di utenti? Vari gli «ambienti web immersivi e memorabili» in cui il metaverso si incarna intuitivamente, come l’interazione professionale (una riunione di lavoro in uno spazio 3D) e l’approfondimento di brand prodotti e servizi (lo showroom virtuale), tanto che molte aziende si avvalgono del paradigma per marketing e pubblicità.

Non mancano tuttavia i rischi da cui mette in guardia Alessandro Wu, consulente di digital marketing di Neosperience. Intanto, esiste un nesso evidente tra psicologia e metaverso: «La realtà virtuale viene applicata per la cura e il trattamento di fobie e traumi, grazie alla sua particolare immersività, alla capacità di ricreare lo stimolo in oggetto e per il controllo del terapeuta sull’ambiente». Un problema può nascere dal confronto/scontro tra il nostro sé reale e il «second self», il sé ideale, dato che nello spazio virtuale non vigono regole né confini, fisici e addirittura temporali.

«Dobbiamo metterci in mezzo - sostiene Aldo Bonomi, sociologo e fondatore del Consorzio Aaster -, per cercare di decriptare queste nuove piattaforme, che si presentano così suadenti. E occorre interrogarsi sul rapporto tra comunità e community, considerato che la prima costituisce una rappresentanza di prossimità».

Siamo di fronte ad un flusso di tecnologia e di innovazione che impatta a più livelli, rileva Bonomi: i luoghi, che cambia anche antropologicamente, economicamente e culturalmente; la finanza, dove bitcoin e criptovalute sempre più «invadono» il tradizionale campo dei rapporti tra banche e territorio. «Il metaverso è un ambiente virtuale, non è la vita reale: questo significa che non dovreste farvi prendere troppo da quello che accade in quel posto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia