Economia

Le imprese bresciane tornano a investire, ma ancora non come prima della pandemia

Lo dice uno studio della Camera di Commercio di Brescia, secondo cui però le previsioni del 2022 sono migliori del 2021
L’export bresciano a Mosca e Kiev vale 372 milioni - © www.giornaledibrescia.it
L’export bresciano a Mosca e Kiev vale 372 milioni - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo un 2020 in cui i cordoni della borsa sono rimasti chiusi, nel 2021 le imprese bresciane tornano ad investire, anche se restano lontane dai livelli pre-pandemia.

A dirlo è l’indagine sviluppata dalla Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con Unioncamere, su un campione di imprese della provincia nei settori dell’industria (almeno 10 addetti), dell’artigianato manifatturiero (almeno 3 addetti), del commercio al dettaglio (almeno 3 addetti) e dei servizi (almeno 3 addetti).

Scorrendo i numeri, si nota come la parte del leone la giochi l’industria, che ha visto il 69% del campione (contro il 62% regionale) realizzare investimenti nel 2021: un buon dato, sebbene distante dal 71,5% del pre Covid. Seguono l’artigianato, dove la quota di imprese che ha realizzato investimenti si attesta al 27,1%, in recupero sul 2020 (26,3%) ma lontano dai livelli pre-pandemici (38,9) e il commercio, che vede il 31,6% delle imprese realizzare investimenti nel 2021 (contro il 39,6 del 2019). Nei servizi le imprese investitrici calano al 25,3% (contro il 37 del 2019 e il 28,5 del 2020).

Tutti e tre questi comparti si posizionano al di sotto della media regionale. Vanno meglio le previsioni per il 2022: per l’industria la percentuale di imprese che intendono investire si colloca al 72,2%, mentre il commercio al dettaglio al 37,7%. Anche servizi e artigianato mostrano una crescita della propensione a investire (33,9% e 32,5%).

Tra le motivazioni che hanno portato le aziende a investire nel 2021 ci sono in primis il rinnovamento degli impianti e delle apparecchiature obsolete e poi la necessità di aumentare la capacità produttiva. Nel commercio è rilevante la necessità di avviare nuovi business o potenziare gli esistenti con nuovi strumenti (17,8%). Guardando alla ripartizione, le imprese bresciane investono prevalentemente nei beni materiali (80% del valore complessivo in tutti i settori osservati, con punte dell’ 89,4% nell’artigianato): la quota più significativa riguarda macchinari, veicoli e impianti. La seconda voce più rilevante è relativa agli investimenti in fabbricati, mentre la quota dedicata a quelli immateriali assume rilevanza nel terziario, commercio in primis (23,7%).

Tra le motivazioni dei mancati investimenti spiccano invece la mancanza di una reale esigenza (33,3% delle artigiane e oltre il 40% di quelle del terziario), le incertezze del mercato e la mancanza di risorse finanziarie. Più propositive le imprese industriali che programmano di investire negli anni successivi (33,8%).

E il Pnrr? Le attese ci sono, soprattutto nell’industria, dove il 37,3% ritiene che gli effetti saranno positivi o molto positivi, mentre un 25% non riesce a valutare le conseguenze e un 17,3% non attende alcun impatto. Negli altri settori le imprese che valutano positivamente le conseguenze del Pnrr sono invece in minoranza (29,8% servizi, 18,5% artigianato, 16,9% commercio) poiché prevale un senso di incertezza sullo strumento. «La crisi energetica, l’aumento del costo del denaro, la crisi degli approvvigionamenti, la guerra e il rallentamento di alcuni settori sono elementi che rischiano di compromettere quella che sembrava una ripresa in atto», commenta il presidente dell’istituto camerale, Roberto Saccone per il quale anche la difficoltà nell’accesso al credito «rischia di porre un freno agli investimenti, soprattutto delle realtà più piccole che meno beneficeranno del Pnrr di cui, al momento, non hanno ancora piena percezione».

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