Il marchio «PlastiQu’» della Ecorevive per le briccole di Venezia

Mondo verde. Un pezzo nuovo di mondo verde l’ha aggiunto Ecorevive di Provaglio, guidata da Mauro Imberti, 47 anni, bergamasco d’origine, che produce componenti per l’edilizia o l’industria, non in ferro e neppure in cemento, ma partendo da quanto viene ricavato dalle confezioni in TetraPack recuperate dallo smaltimento dei rifiuti.
Ecorevive è una di quelle realtà che Brescia silenziosamente ha saputo mettere a terra, di cui pochi conoscevano l’esistenza fino a non molti anni fa, ma che in breve tempo, con le idee, il lavoro, gli investimenti, l’organizzazione interna e la passione dell’imprenditore, sono diventate uno dei volti nuovi di Brescia che produce.
Il punto
Nell’impianto di Provaglio viene infatti riciclata la frazione di polietilene-alluminio (tecnicamente conosciuta come Poly-Al) contenuta nei Tetra-Pack (i contenitori del latte, dei legumi, delle bibite, del vino e molto altro con un imballo che ha rivoluzionato in positivo il packaging ed il suo corretto smaltimento).
Un materiale nato ufficialmente nel 1951, quando Ruben Rausing – che aveva iniziato a studiarlo nel 1943 – fonda in Svezia AB Tetra Pack, presentando al mondo il tetraedro per il latte, sistema di confezionamento realizzato con un prodotto asettico, che a Brescia, prima in Italia, sarebbe stato poi adottato in sostituzione delle bottiglie di vetro anche dalla Centrale del Latte negli anni Sessanta.
PlastiQu’
Partendo dalle confezioni recuperate con la raccolta diversificata dell’immondizia, Ecorevive è arrivata a produrre un semilavorato pronto per lo stampaggio o per l’estrusione con possibili impieghi diversi. Nasce da qui il marchio PlastiQu’, che ha fatto suo il nome plasticone, dal dialetto bresciano «plasticù».
Più del 60% dei succhi di frutta e il 75% dei contenitori del latte, oltre a molti altri alimenti, secondo l’associazione di categoria Food and Beverage Carton Alliance, utilizzano cartoni per bevande: in Italia stanno così per essere raggiunte le centomila tonnellate di packaging a fine vita immesse sul mercato, che il consumatore responsabile smaltisce come il comune di residenza chiede, anche se (incredibilmente) le regole non sono uguali dappertutto.
La lavorazione
Il materiale conferito in Ecorevive (solo plastica e alluminio) una volta entrato nel processo di lavoro viene poi sottoposto ad una nuova selezione dei componenti.
«Il nostro è un prodotto – spiega Mauro Imberti – che si compone di materie prime seconde (materiali derivati da residui di produzione o dal riciclo di prodotti a fine vita, che vengono reintrodotti in un processo produttivo alternativo alle materie prime vergini, ndr), conformi alla normativa Uni-Uniplast 10667 in sostituzione di prodotti finiti.
Dal materiale riciclato a Provaglio – aggiunge Imberti – realizziamo un prodotto con base di polietilene in granuli, simili a pillole, utilizzabili in applicazioni industriali diverse, come la produzione di pali, piastrelle, bancali, arredi per giardino e molto altro, ma anche per lo stampaggio in 3D, oppure – conclude il ceo di Ecorevive – per realizzare additivi per conglomerati bituminosi. Produciamo anche profili in materiale plastico eterogeneo per applicazioni da esterno».
I lavori
La più visibile delle applicazioni, con Venezia testimonial, è quella delle «briccole», i pali per ormeggiare gondole e imbarcazioni impiegati in sostituzione di quelli di legno; ma anche piastrelle da posare, additivi per asfalti, pallets, riducendo così il disboscamento generato dal consumo di legno.

Ecorevive è nata nel 2012 e oggi – con due milioni di fatturato e 12 dipendenti – vanta un’esperienza ormai decennale nel riciclo di materiali plastici, con un’attività in precedenza dedicata alla produzione di impianti per il settore dello smaltimento differenziato.
Scarti di plastica e alluminio
L’azienda della famiglia Imberti interviene esclusivamente su scarti di plastica e alluminio, che altrimenti verrebbero smaltiti in discarica o inceneriti ed invece ritrovano una nuova vita in un mondo verde, nel quale l’Europa del Nord è forte e l’Italia potrebbe esserlo di più se non ci fossero i tempi della burocrazia che rallentano la concessione delle autorizzazioni a trattare i rifiuti nel nostro Paese, che ad oggi conta due le imprese che si occupano di riconversione dei cartoni per bevande e alimenti, su un totale di venti nell’Unione Europea.
Mauro Imberti aggiunge «guardiamo anche al mercato delle spiagge italiane e non solo, lunghe 4000 chilometri sulle quali potrebbero esser utilizzate (come fanno al Nord dove la plastica riciclata è volutamente visibile e non colorata finto legno) passerelle con materiale riciclato e non legno».
Capacità tecnica
La capacità tecnica della società di Provaglio è di oltre 12.000 tonnellate, per un prodotto che dallo stabilimento della Franciacorta esce in scaglie che sono colorabili, inodore e con un prezzo sul mercato inferiore a quello in granuli; sul mercato ne finiscono oggi oltre cinquemila tonnellate. Lo scarto di ferro e alluminio recuperato è meno dell’1%, che non viene buttato, ma passa ai commercianti di rottame dell’uno e dell’altro metallo. Ma sempre di un mondo verde.
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