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Da rifiuto a risorsa: Rete Cauto e Brescia al centro della rivoluzione del tessile circolare

La rete di cooperative bresciane punta a diventare un hub di selezione e preparazione al riciclo dei rifiuti tessili per il Nord Italia
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Dal 2025 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili è obbligatoria in tutta Europa. Una misura necessaria, se si considera che ogni anno l’UE genera 12,6 milioni di tonnellate di scarti tessili, oltre 900.000 solo in Italia, di cui 180.000 rifiuti tessili di abbigliamento post consumo. La raccolta cresce, ma resta ancora lontana dal costruire vere filiere del riciclo. Il rischio è chiaro: se non si interviene sulla fase di selezione e preparazione al riciclo, gli abiti che non trovano una seconda vita finiranno a smaltimento, perdendo materiali preziosi e aumentando l’impatto ambientale.

È qui che entra in gioco il lavoro di Rete Cauto, rete di cooperative bresciane attiva da trent’anni nell’economia circolare e nell’inclusione sociale. Dopo aver costruito nel tempo una filiera nel territorio di Brescia e provincia per la raccolta e selezione degli abiti usati e la gestione dei negozi second-hand Spigolandia e Spigo, oggi Rete Cauto sta compiendo un passo ulteriore: diventare un hub di selezione e preparazione al riciclo dei rifiuti tessili per il Nord Italia.

Preparare al riciclo: dove nasce la qualità del materiale rigenerato

Attraverso il progetto Tec-Tes, sostenuto da Regione Lombardia attraverso il bando Ri.Circo.Lo, Rete Cauto sta sperimentando due tecnologie:

  • Tex-Eye, un sistema di riconoscimento ottico basato su AI, in grado di supportare gli operatori nella selezione dei capi, individuando difetti e valutando lo stato del tessuto in modo oggettivo e certificabile.
  • Thysar, una tecnologia che separa automaticamente gli scarti tessili per composizione di fibra e colore, generando lotti omogenei, pronti ad alimentare i processi di riciclo industriale.

Le due tecnologie sono attualmente in fase di sperimentazione presso gli spazi di Rete Cauto in via Buffalora, a Brescia, dove vengono testate e ottimizzate insieme agli operatori della filiera. Successivamente, saranno trasferite nel nuovo capannone di recente acquisizione a Desenzano del Garda, destinato a diventare un impianto per la gestione dei rifiuti tessili e un vero polo per lo sviluppo sostenibile in cui attivare il terzo settore, creare posti di lavoro e costruire relazioni nel territorio e tra profit e no profit.

L’altra metà del tessile: chi lavora a valle per farlo rinascere

Nel sistema dell’economia circolare, il vero punto di snodo non è solo la raccolta o la gestione del rifiuto, ma ciò che accade a valle della filiera, dove gli scarti tessili diventano materie prime seconde pronte a rientrare nei processi produttivi.

Le aziende del riciclo tessile rappresentano questo segmento cruciale. Sono realtà industriali che operano per dare nuova vita ai materiali, ognuna con specializzazioni diverse:

  • chi rigenera fibre naturali o sintetiche per trasformarle in nuovi filati e tessuti;
  • chi impiega gli scarti per produrre materiali tecnici destinati all’automotive, all’edilizia o all’arredo;
  • chi lavora su processi di riciclo meccanico o sta sviluppando tecnologie di riciclo chimico per separare le componenti polimeriche;
  • chi progetta impianti e soluzioni industriali per migliorare la resa e ridurre gli scarti residui.

In Italia il settore è vivace e in evoluzione, con poli produttivi fortemente specializzati – come il distretto di Prato, riconosciuto a livello europeo per la rigenerazione di lana e tessuti, e aziende innovative che stanno sperimentando processi di recupero avanzati in tutto il Paese.

Per queste imprese, la qualità del materiale in ingresso è la condizione che determina l’efficienza dell’intero ciclo produttivo. Ricevere flussi disomogenei e non separati significa costi aggiuntivi, rese più basse e maggiori quantità di scarto. Ecco perché la selezione per fibra e colore, che oggi è ancora poco diffusa in Italia, rappresenta una leva competitiva chiave: consente di ottenere lotti omogenei e costanti, riducendo tempi di lavorazione e sprechi.

È proprio su questo punto che si inserisce l’offerta di Rete Cauto, che si propone come partner di preparazione al riciclo, fornendo materiale già suddiviso per tipologia di fibra e colore, tracciabile e pronto all’uso, preparando una «ricetta» specifica secondo le esigenze dei clienti.

Rete Cauto non si sostituisce ai riciclatori, ma lavora per rafforzare la loro efficienza, ponendosi come anello di connessione tra la fase di raccolta e quella di trasformazione industriale.

In un settore che sta evolvendo rapidamente verso standard europei più stringenti, la collaborazione tra chi prepara e chi ricicla diventa il vero elemento distintivo. E Rete Cauto, con la sua doppia anima tecnologica e sociale, vuole essere parte attiva di questa trasformazione.

Perché scegliere Rete Cauto come partner nel riciclo tessile

Chi sceglie di collaborare con Rete Cauto potrà contare su:

  • lotti omogenei per composizione di fibra e colore, che migliorano la qualità del materiale rigenerato e riducono le perdite nella lavorazione;
  • flussi costanti e programmabili, per una pianificazione produttiva più stabile e meno soggetta a interruzioni;
  • materiale tracciabile e certificato, con garanzie sulla provenienza e sulla qualità della selezione;
  • riduzione dei costi operativi, grazie alla diminuzione delle fasi interne di cernita e controllo qualità;
  • collaborazione con una realtà che integra sostenibilità ambientale e impatto sociale, offrendo un valore aggiunto anche in ottica Esg e di rendicontazione di sostenibilità.

In sintesi, Rete Cauto diventa un partner tecnico e strategico per chi opera nel riciclo: un punto di riferimento capace di fornire materie prime seconde pronte, affidabili e coerenti con i nuovi standard dell’economia circolare.

Per approfondire, è possibile richiedere un incontro tecnico o programmare una visita presso la sede di Rete Cauto, scrivendo una mail a: commerciale@cauto.it.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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