Economia

«Il cibo sintetico mette a rischio l’intera filiera agroalimentare»

La richiesta a Bruxelles di inserire tra i novel food la carne artificiale è attesa già nel corso di quest’anno
La produzione di carne sintetica prevede il prelievo di cellule da animali vivi e lo sviluppo all’interno di sieri di crescita - © www.giornaledibrescia.it
La produzione di carne sintetica prevede il prelievo di cellule da animali vivi e lo sviluppo all’interno di sieri di crescita - © www.giornaledibrescia.it
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Ancor prima delle parole a essere eloquenti sono i fatti. In Danimarca è in fase di costruzione una fabbrica, per mano della startup israeliana Remilk, dedicata alla produzione di latte e formaggi sintetici.

«Su questo argomento, cioè sul tema del cibo artificiale, non c’è un’adeguata attenzione a livello europeo e il rischio è altamente sottovalutato - afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, realtà associativa a tutela del made in Italy che mette insieme realtà del mondo agricolo e dell’industria agroalimentare italiana -. Ma la cosa non stupisce, visto che la strategia voluta dai grandi e pochi investitori, quei player che già detengono il monopolio mondiale dei dati e del settore It, è proprio quella di tenere bassi i toni su questo argomento».

Bioreattori

Per cibo artificiale, e nello specifico caso in oggetto proteine quali carne, pesce, uova o latticini, si intende un prodotto realizzato interamente all’interno di un laboratorio. Per capire il procedimento si prenda l’esempio della carne sintetica: questa si ottiene prelevando materiale biologico dagli animali attraverso una biopsia,con le cellule che vengono seminate su delle piastre e fatte sviluppare attraverso un siero di crescita in un bioreattore.

Le fibre crescono in questo liquido per poi essere assemblate. «Come già specificato però è tutto il cibo ad essere oggetto di questi procedimenti - aggiunge Scordamaglia -. Filiera Italia e Coldiretti (che a gennaio ha organizzato un convegno sul tema ndr) sono impegnate per creare consapevolezza e per combattere questa omologazione che recide il cordone ombelicale tra cibo e terra».

Battaglie

Luigi Scordamaglia - © www.giornaledibrescia.it
Luigi Scordamaglia - © www.giornaledibrescia.it

La prima battaglia verte sul procedimento di approvazione da parte delle istituzioni europee della carne sintetica (investimenti in questa direzione sono stati fatti da Bill Gates, Sergey Brin e altre realtà mondiali del mondo tech e non) come novel food. «L’iter per questi alimenti è molto snello e veloce ma riguarda solo cibi che sono già riconosciuti dal nostro organismo - sottolinea -. L’uomo invece non è mai entrato in contatto con la carne artificiale, non se ne conoscono in alcun modo gli effetti sull’organsimo. Per tale ragione vogliamo che si rispetti il principio di precauzione e che per l’approvazione venga utilizzata la stessa procedura dei farmaci».

Una questione quanto mai stringente quella dell’autorizzazione per entrare nei novel food e che, in mancanza di una battaglia forte, «potrebbe già essere divenire realtà nei prossimi mesi del 2023, con la richiesta da parte delle aziende attive nel settore».

In secondo luogo secondo Scordamaglia «il fatto che siano meno impattanti sull’ambiente è una fake news. L’università di Davis in California, l’unica ad aver fatto ricerche approfondite in questa direzione, ha dimostrato che per la produzione in laboratorio di un chilogrammo di carne di pollo le emissioni sono il 35% più alte, senza considerare la CO2 creata dai bioreattori».

Solitudine

In Europa però l’Italia, che si è spesa molto anche a livello politico come confermato dalle varie dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, è al momento praticamente sola in questa battaglia «ma ci aspettiamo che altri Paesi si rendano conto degli enormi rischi» rimarca Scordamaglia, che riveste anche la carica di presidente di Eat Europe, realtà che sul piano europeo vuole portare avanti l’operato che nel nostro Paese attua Filiera Italia.

Ma Scordamaglia si spinge anche oltre fino a paventare il fatto che «questo soluzionismo tecnologico trovi una sponda nelle politiche europee. Mi sembra una coincidenza molto strana il fatto che diversi interventi normativi comunitari messi in campo, dal regolamento sugli imballaggi, alla riduzione dei fitosanitari fino al controllo delle emissioni delle stalle, vadano contro la filiera agroalimentare tradizionale. Non credo sia una coincidenza, sono intuibili interessi ben precisi».

Ultimo, ma non per importanza, è il capitolo economico. «Milioni di famiglie legate all’agroalimentare verrebbero distrutte se l’economia naturale venisse spazzata via dal cibo sintetico - è il vero e proprio allarme lanciato da Scordamaglia -. In ballo c’è l’intero mondo della produzione di cibo così come lo conosciamo». E vista l’enorme importanza che riveste anche nel Bresciano la filiera agroalimentare, qualche domanda sul futuro dell’alimentazione viene da farsela.

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