Pensioni, 70mila bresciani entro il 2029 a riposo: manca il ricambio

I giovani che entreranno nel mondo del lavoro nei prossimi anni non saranno sufficienti a sostituire i 70mila bresciani che da qui al 2029 ne usciranno perché andranno in pensione o si trasferiranno all’estero. Le cause? Il calo demografico, la fuga dei cervelli e la difficoltà delle aziende a trovare le competenze di cui hanno bisogno.
In più, tra i ragazzi che lavorano, la metà ha redditi bassi e contratti a tempo determinato che non consentono di mantenersi e costruire un futuro. È il quadro, aggiornato al 2024 del report dell’Osservatorio mercato del lavoro della Provincia di Brescia dedicato a giovani e lavoro e presentato oggi in un convegno all’Università degli studi di Brescia.
Il quadro
I ragazzi tra i 15 e 34 anni, la fascia d’età considerata nella studio, nella nostra provincia sono 270mila, il 21% della popolazione: erano il 30% nel 1991. «Il dato è in continua diminuzione – spiega Fabio De Marco dirigente del settore Lavoro e Centri per l’impiego del Broletto –. Si fanno meno figli e molti ragazzi scelgono di andare all’estero: se ne vanno via tremila ogni anno e ne rientra solo un terzo. Di questi, solo il 16% sono giovani che ritornano, l’altro 84% sono nuovi ingressi, di immigrati. La metà tra quelli che se ne vanno sono laureati».
«Non ci sono giovani sufficienti per colmare questo gap – conferma De Marco –. C’è ancora poi il mismatch tra le competenze cercate dalle aziende e quello che offre il mercato». Quasi la metà dei giovani che lavorano ha redditi inferiori a 15mila euro. «L’85% dichiara un reddito da lavoro dipendente ma gli stipendi sono bassi e la maggior parte dei contratti è a tempo determinato mentre gli indeterminati sono in diminuzione – aggiunge Margherita Palonca dell’Osservatorio –. A livello generale il mercato del lavoro va verso la stabilizzazione ma nei giovani non è così».
Anche quadro positivo
Oltre alle ombre ci sono anche le luci. «Brescia – ricorda l’assessore regionale a Formazione e Lavoro, Simona Tironi – rispetto alla media nazionale e regionale si distingue per la maggior tenuta dei percorsi tecnici e professionali. Se si guarda alla distribuzione degli studenti nelle scuole superiori, il 36% ha scelto il liceo, il 33% i tecnici e il 31% la filiera professionale. In tutte le altre province lombarde i percorsi liceali superano il 50%».
«Questo – prosegue l’assessore – ci aiuta a contrastare la dispersione scolastica, che nel Bresciano è bassa, così come il numero di Neet: in tutta la regione sono 152 mila. Abbiamo lanciato la misura Zero Neet, con un investimento di 50 milioni in due fasi. Nella prima abbiamo raccolto 85 progetti di filiera, di cui 12 solo nella nostra provincia».
«Il Broletto, dice Nini Ferrari, consigliere provinciale con delega anche alle Politiche giovanili, continua a investire nei Centri per l’impiego. Grazie a risorse nazionali, regionali e del Pnrr abbiamo portato i dipendenti da 60 a 194 – precisa –. Parallelamente abbiamo attivato un piano infrastrutturale di oltre 12 milioni di euro per l’adeguamento degli uffici».
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