Cervelli in fuga: più dello stipendio contano qualità di vita e lavoro

Un’approfondita analisi sul tema della migrazione dei giovani verso l’estero è stata condotta, nel corso del biennio 2023-2024, dalla Fondazione Nord-Est che, in un rapporto presentato a fine 2024 al Cnel, fornisce dati che aiutano a comprendere le cause profonde di questo fenomeno.
La percezione di benessere
Innanzitutto, un primo elemento di riflessione riguarda la differente percezione del proprio benessere economico registrata tra i giovani espatriati all’estero e quelli che invece continuano a risiedere nel Nord Italia: se solo il 21,8% di questi ultimi considera elevato il proprio livello di benessere, il dato sale al 56% per gli expat.
Di contro, se il 17,9% dei giovani residenti nel Nord Italia considera basso il proprio livello di benessere, questo numero scende ad appena il 7% tra gli espatriati. La percezione tra i giovani italiani che sono migrati verso Paesi stranieri è, dunque, di trovarsi a godere di un tenore di vita nettamente migliore rispetto ai coetanei che sono rimasti a vivere nel Nord Italia.
I motivi dietro all’emigrazione
Tra i motivi che spingono i giovani a cercare fortuna fuori dal nostro Paese, emergono alcuni aspetti a tratti imprevedibili. Se consideriamo la questione lavorativa, la necessità di godere di salari adeguati al costo della vita risulta secondaria rispetto alla richiesta di retribuzioni adeguate al lavoro svolto: non è quindi una mera questione di «quantità», quanto piuttosto di «merito». E anche di rispetto: in tema di tessuto imprenditoriale, infatti, la principale motivazione che ha spinto ad emigrare è la necessità di trovarsi a contatto con imprenditori che si dimostrino attenti alle esigenze dei lavoratori. Si può quindi rintracciare, tra i giovani expat, un interesse maggiore per la meritocrazia rispetto a quello per la qualità della vita.
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