Sfuma l’accordo per il contratto di infermieri e ostetriche

Sindacati bresciani divisi: per la Cisl è «un’occasione persa», per Cgil «avremmo svenduto il nostro lavoro». Rinnovato invece il contratto nelle Rsa
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Infermieri e ostetriche, salta l'accordo
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Quasi 42 euro netti al mese per gli infermieri, 32,75 per gli assistenti amministrativi, 38,14 per gli Oss e 135,92 per gli infermieri di pronto soccorso. Sono gli aumenti che sarebbero scattati in busta paga se fosse stato firmato il rinnovo del Contratto collettivo nazionale della Sanità Pubblica 2022-2023. A fare una stima è stato il centro studi Uil-Fpl. «Cifre ben lontane dai roboanti annunci», è stato il commento del sindacato.

Sindacati spaccati

La polemica che si è scatenata tra contrari (Cgil, Uil e Nursing Up) e favorevoli (Nursind, Cisl, Fials) alla proposta di Ccnl sfumata proprio nei giorni scorsi tiene banco anche nel Bresciano in un settore caratterizzato da carenza di personale (si stima che nella nostra provincia manchino mille infermieri), carichi di lavoro elevati e mancato riconoscimento delle professionalità.

Alfonso Caruso, segretario territoriale di Nursind Brescia, sostiene sia stato «un atto di irresponsabilità non firmare quel contratto: c’erano tutte le condizioni per dare potere di spesa agli infermieri. Invece è stato detto no a un aumento lordo di 150-180 euro al mese, prestazioni aggiuntive a 50 euro, equiparazione economica delle ostetriche agli infermieri, possibilità di fruire delle ferie ad ore e molto altro. Spiace che il rifiuto sia legato a questioni politiche». Nel comparto, si respira «delusione, amarezza. I colleghi non si sentono rappresentati dai confederali».

Ammette che la quota proposta «non era sufficiente», ma aggiunge che «sarebbe stata una risposta immediata, senza perdite di tempo», GianMarco Pollini, segretario generale della Funzione pubblica Cisl Brescia: «Gli infermieri sono sbigottiti, arrabbiati per il mancato accordo, soprattutto quelli dei pronto soccorso. Per loro era previsto un aumento lordo di 530 euro al mese. Abbiamo perso l’occasione di non finire, per la prima volta, in un periodo di vacanza contrattuale e di avviare subito una negoziazione per il triennio 2025-2027 potendo contare su fondi disponibili».

Non ha dubbi, invece, sulla bocciatura del contratto la Fp Cgil che in una nota nazionale spiega che «anche solo per la parte economica non era sottoscrivibile. Assieme a tante lavoratrici e lavoratori ci ostiniamo a chiedere di più». «Riteniamo non si debba svendere il nostro lavoro – entra nel merito Nadia Lazzaroni, segretaria Fp Cgil Brescia – accettando un recupero dell’inflazione ad un terzo di quella reale in controtendenza a quanto sta accadendo nei rinnovi dei lavoratori del privato. La mission della sanità pubblica è migliorare la salute dei cittadini. Perché ciò possa avvenire dobbiamo garantire l’attrattività verso il lavoro pubblico». La questione sta a cuore anche all’Ordine degli infermieri di Brescia.

L’Ordine

«Premesso che l’Ordine non svolge attività sindacale – osserva la presidente Stefania Pace –, auspichiamo azioni concrete volte a focalizzare l’attenzione su una situazione gravissima che riguarda la professione infermieristica e quindi il Sistema sanitario nazionale. Attenzione resa inderogabile dalla mancata attrattività della professione, dall’invecchiamento del personale (età media attorno ai 50 anni) e dalla cronica carenza di organico aggravata dagli abbandoni e dai trasferimenti all’estero: sono seimila gli infermieri lombardi usciti dal Paese e in Italia, secondo la Corte dei Conti, ne mancano circa 65mila». L’Ordine chiede «azioni forti non solo dal punto di vista economico, come per esempio l’introduzione delle nostre prestazioni nei Lea e nei tariffari, e la revisione della legge 42/99, ma anche di incidere sull’attrattività e arginare gli altri fenomeni citati. Per quanto riguarda il tema specifico mi auguro che la fiscalizzazione di alcune voci in busta paga si possa estendere a tutti e non solo agli infermieri del pubblico».

Nelle Rsa

Il contratto degli infermieri nelle Rsa è stato rinnovato © www.giornaledibrescia.it
Il contratto degli infermieri nelle Rsa è stato rinnovato © www.giornaledibrescia.it

Per un accordo che sfuma ce n’è un altro che va in porto. È quello del rinnovo del Contratto collettivo nazionale Uneba 2023-2025 che interessa il personale delle case di riposo sotto organico e demotivato. Prevede, tra le altre cose, un aumento di 145 euro in tre tranches, l’ultima nel marzo 2026.

Disappunto è stato espresso dal movimento La Leonessa, già sceso in piazza nei mesi scorsi per questioni di disparità contrattuali nel settore: «Per noi sono previsti aumenti irrisori, non c’è indennità di turno e non ci sentiamo tutelati». La strada che il personale ha intrapreso ora è quella del dialogo con le singole Rsa, come Casa di Dio che si sta dimostrata disponibile all’ascolto delle esigenze dei lavoratori. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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