Castagne, le valli bresciane al vertice della produzione

Durante il periodo longobardo era soprannominato «albero del pane» perché, soprattutto durante i periodi di carestia, la farina essiccata costituiva un alimento fondamentale per il sostentamento della popolazione. Stiamo parlando delle castagne. Secondo Coldiretti quest’anno ne arriveranno sulle tavole italiane oltre 55 milioni di chili. In tutto lo stivale sono coltivati circa 43mila ettari e per la Lombardia le cifre più recenti disponibili indicano una produzione di circa 1.530 tonnellate con Brescia che è la provincia al primo gradino del podio con il 54% del totale regionale con oltre 820 tonnellate.
Le valli bresciane
Considerato che il maggior numero dei castagneti sono selvatici, in annate favorevoli (ma ormai il cambiamento climatico e il cipinide ci mettono sempre lo zampino) si arrivava anche a oltre mille tonnellate. Area cardine della castanicoltura bresciana è la Valle Camonica seguita dalla Valle Trompia. Nel Comune di Paspardo, dove opera il Consorzio della Castagna di Valle Camonica, si è chiusa la 16esima edizione della settimana della castagna.
E l’annata 2025 è stata molto buona sia per le castagne che per i marroni. Come per altri settori agricoli però la produzione nazionale non è sufficiente a coprire le richieste tanto che nel 2024, le importazioni hanno superato 11 milioni di chili, provenienti soprattutto da Turchia, Grecia, Portogallo e Spagna, spesso con effetti negativi sui prezzi riconosciuti ai produttori nazionali. Certamente andrebbe valorizzato ed incentivato il consumo di prodotto bresciano sostenendo gli sforzi dei consorzi locali. Infatti la castagna potrebbe anche essere considerata un superfood naturale perché contiene una componente di amido resistente che aiuta il microbiota intestinale, è ricca di fibre, sali minerali e potassio, ideale per chi pratica sport.
I prezzi pagati ai produttori si attestano intorno ai 2 euro al chilo, in calo del 10% rispetto allo scorso anno, a causa delle alte temperature e della riduzione degli ordini dagli Stati Uniti, tra i principali importatori di castagne fresche. Nei punti vendita, i prezzi variano tra 4 e 7 euro, fino a 10 euro per i marroni di qualità superiore. «Quest’anno la raccolta di marroni è stata molto generosa sia in quantità che in pezzatura - sottolinea Michele Mezzana presidente del Comitato della sagra del marrone della valle del Garza Comuni di Caino e Nave, dove c’è la maggiore selva castanile della Lombardia - con assenza finalmente di patogeni.
Quindi c’è soddisfazione anche perché le condizioni climatiche sono state ottimali con un risultato migliore rispetto allo scorso anno. Tanto è vero che lo scorso 26 ottobre la nostra tradizionale sagra del marrone ha raccolto un grande successo di pubblico. Ora cercheremo di organizzare, oltre alla valorizzazione del marrone fresco, anche la produzione di farina».
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