L’industria bresciana cresce, ma il quadro «resta complicato»

Se i numeri dell’ultima indagine congiunturale di Confindustria parlano chiaro, più complesse sono le ragioni, sempre di più e sempre meno chiare, che danno corpo ad una chiave forte di cosa muove in basso le congiunture europee e di cosa accade anche in chi ci sta attorno, riconoscendo che il centro di gravità non è più com’era un tempo, neppur troppo lontano, l’Occidente. E di questo occorre tener conto. Fin che l’America era (e si considerava) il nostro ombrello protettivo, tutto andava più o meno bene. Ma quando Trump ha deciso di proteggere l’economia Usa con dazi, da quando la guerra in Ucraina si è protratta più di quanto si pensava, in Palestina è successo quello che è stato sotto gli occhi di tutti e la Cina è sempre più aggressiva sui mercati oltre ad esse più forte sui mercati di molte materie prime strategiche, molte certezze sono venute meno.
Lo scenario
Lo ricorda nell’ultima indagine congiunturale di Confindustria Brescia (i dati sono relativi al terzo trimestre 2025) il presidente dell’associazione industriale Paolo Streparava, là dove dice che «il quadro risulta ancora difficile da decifrare: la politica protezionistica Usa, la svalutazione del dollaro e le ormai endemiche difficoltà in Europa, sempre più irrilevante nello scacchiere mondiale, specialmente in Germania, primo mercato di destinazione del nostro export, fungono da fattori di freno per ogni possibile movimento strutturale di accelerazione del Made in Brescia».
I numeri del Centro Studi di Confindustria parlano di domanda dei mercati domestici e internazionali come il principale fattore di freno alla produzione secondo il 45% delle imprese intervistate; la cassa integrazione ha interessato complessivamente il 14% delle imprese della provincia, mentre la quota di cig in rapporto al monte ore lavorabili è stata del 2,7%. Il presidente di Confindustria Brescia commenta: «Con la cig si assiste ad una sostanziale assenza di tensioni anche se una fetta non marginale della manifattura sta attraversando problemi dal punto di vista transitorio o dirittura ristrutturazioni, riorganizzazioni, riconversioni». Situazione che si aggiunge alla difficile decifrabilità del contesto mondiale «che non favorisce - commenta Streparava - attività e programmazione delle imprese».
Brescia nel trimestre luglio-agosto-settembre riesce però a tener botta: l’attività produttiva nel terzo trimestre evidenzia una nuova e più robusta crescita rispetto allo stesso periodo del 2024, pari al 1,4% tendenziale dopo che nel secondo trimestre 2025 la crescita era stata dello 0,3%.
Il confronto tra il terzo trimestre ed il secondo sottolinea invece un calo del 2,8%, dato che tuttavia sconta la consueta chiusura a degli stabilimenti nei mesi estivi.
Preoccupazioni
Ma c’è altro che preoccupa il Made in Brescia ed è la manovra del governo Meloni che sempre Paolo Streparava definisce «poco coraggiosa e distante dalle reali necessità del mondo industriale. In questa fare questo avrebbe bisogno soprattutto di fare affidamento su una politica industriale almeno di medio periodo».
A queste considerazioni il cento studi di Confindustria aggiunge che: i costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in aumento dal 21% delle imprese con una crescita dello 0,8%; il mercato estero è previsto in crescita per, il 20% delle imprese è stabile per il 63%; i giorni di produzione assicurata ammontano mediamente a 73. Vedremo a gennaio come si è chiuso l’anno.
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