Economia

«Case green», cosa prevede la nuova direttiva europea sull'edilizia

Le strutture residenziali dovranno raggiungere la classe «E» entro il 2030 e la «D» non oltre il 2033
L’Istat stima in 12 milioni in tutta Italia gli edifici che dovranno raggiungere la classe energetica D da qui a dieci anni - © www.giornaledibrescia.it
L’Istat stima in 12 milioni in tutta Italia gli edifici che dovranno raggiungere la classe energetica D da qui a dieci anni - © www.giornaledibrescia.it
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Il quadro delineato dalla Commisione europea è chiarissimo. Il pacchetto Fit for 55, che declina sul piano normativo gli indirizzi del Green New Deal, ha un unico obiettivo è cioè quello di abbattere le emissioni di gas serra nel continente: l’ambizioso target è quello di tagliarle di almeno il 55% entro il 2030, azzerandole nel 2050.

La proposta di direttiva, soprannominata «case green», approvata il 14 marzo dal Parlamento europeo (343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti) si muove in questa direzione. L’Epbd, acronimo per Energy performance building directive, fissa infatti parametri certi volti all’efficientamento energetico degli edifici residenziali.Secondo quanto riferisce Ance, in Europa consumano circa il 40% dell’energia e sono responsabili del 36% delle emissioni clima-alteranti.

Cosa prevede

Ma torniamo ai dettami della direttiva. Questi prevedono che entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi (2033) sarà obbligatorio passare invece alla classe D. Questa «promozione» richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. L’obiettivo è arrivare alla neutralità di emissioni entro il 2050.

Ma al fine di tener conto della diversità del patrimonio immobiliare di ogni Paese, ogni Stato membro dovrà individuare il 15% degli edifici meno efficienti (in Italia 1,8 milioni secondo una stima), e assegnare loro la classe di prestazione energetica G. La direttiva però non si ferma solo al già costruito e prevede specifiche indicazioni anche per le nuove strutture.Queste dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028 in caso di privato, scadenza fissata al 2026 invece per quelle di proprietà o gestione pubblica. Oltre a ciò, dal recepimento della direttiva da parte degli Stati, gli impianti solari diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali.

Esenzioni

Sono però anche indicate delle esenzioni. Ogni Paese infatti può escludere fino al 22% del totale degli immobili. Oltre a ciò non sono contemplati i monumenti, le case vacanza (abitate meno di quattro mesi all’anno), i palazzi storici, le chiese e altri edifici di culto nonché le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. A livello politico la direttiva ha creato non pochi malumori, con il Governo italiano che si è detto pronto a dare battaglia. Ma sebbene il testo non sia ancora stato approvato definitivamente, è necessario ragionare come se lo fosse e immaginare l’impatto che avrebbe in Italia. Secondo l’Istat si parla di circa 12 milioni di strutture da portare in classe D entro il 2033. Per quanto concerne invece il Bresciano le stime parlano di 247mila edifici residenziali. La spesa si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di euro.

In ogni caso per il settore edile si aprono prospettive importanti di lavoro. Per innescare il processo virtuoso di transizione climatica andranno però valutati e governati gli effetti complessivi dell’intero pacchetto Fit for 55, dalla carbon tax sui combustibili per riscaldamento fino all’assoggettamento dell’edilizia al sistema europeo di scambio di emissioni di CO2.

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