A Brescia il tasso di disoccupazione è tra i più bassi d’Europa

Brescia mostra una doppia faccia: da un lato una tenuta economica che resta solida – imprese vive, mercato del lavoro dinamico e tassi di disoccupazione tra i più bassi del Paese –, dall’altro sfide demografiche e sociali che si intrecciano con la sostenibilità del sistema previdenziale.
Come ha ricordato ieri Filippo Schittone nel corso della presentazione del rendiconto sociale provinciale 2024 dell’Inps tenutasi nella sede di Confindustria, «quella che emerge è la fotografia di una provincia che esprime ancora forza economica e responsabilità del sistema, pur con alcune nuvolette: il dato demografico e l’aumento delle domande di invalidità civile, con conseguente allungamento dei tempi di risposta, ne sono la spia».
I numeri
I numeri del rendiconto aiutano a capire la pressione crescente sull’istituto, chiamato a gestire un territorio che cambia rapidamente. L’invecchiamento della popolazione rende evidente la necessità di ripensare sia i servizi sia le politiche di accompagnamento al lavoro.
«Una trasformazione che coinvolge anche l’Inps stesso – come ha sottolineato Vittorio Colombo, presidente del Comitato regionale Inps Lombardia –: l’istituto non è più soltanto l’ente che eroga pensioni ma uno strumento di lettura del territorio, chiamato però a farlo con strutture sempre più sotto pressione e carenze di personale che pesano sulla qualità delle risposte».
Parallelamente il mercato del lavoro continua a essere un punto di forza: l’assessora regionale al Lavoro, formazione e istruzione, Simona Tironi, ha osservato come «la provincia di Brescia sia tra le più dinamiche sul piano produttivo» e come «l’occupazione giovanile benefici di un tasso di inserimento molto elevato, con l’89% degli studenti che trova un impiego coerente con il percorso di studi entro tre mesi dal termine».
Mismatch
Tuttavia la sfida del mismatch rimane centrale. Dentro questo quadro il tema delle pensioni assume un valore sociale e politico significativo. Il presidente del comitato provinciale Inps, Luigi Ducoli, ha richiamato l’attenzione su un dato che pesa: la metà delle pensioni previdenziali non arriva ai mille euro e il divario di genere resta profondo, con importi molto più bassi per le donne a causa di carriere contributive frammentate e accessi irregolari al mercato del lavoro.
Il risultato è una forbice che si allarga nel tempo e che espone una parte della popolazione anziana a una vulnerabilità «che non può essere ignorata» ha sottolineato il direttore provinciale Inps, Francesco Cimino. La questione non riguarda solo l’ammontare dei trattamenti ma la capacità del territorio di garantire pari opportunità lungo l’intero arco della vita lavorativa, condizione necessaria per correggere anche gli squilibri pensionistici.
Obiettivo
Il confronto tra istituzioni e parti sociali, rappresentate nella tavola rotonda da Anna Maria Gandolfi, Luigi Matteo Meroni, Mauro Paris, Tiziana Fortunali e Cinzia Tomasoni, ha mostrato come la strada passi da un lavoro condiviso: imprese, enti locali, scuola, sindacati e Inps devono muoversi in un quadro comune che guardi al lungo periodo.
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