I prezzi di frutta e verdura sono aumentati parecchio, anche a Brescia
Mangiare sano costa. Sempre di più. Succede anche con frutta e verdura che quest’estate hanno subìto rincari significativi. Se fino a pochi anni fa il loro costo era pressoché stabile, quest’anno la situazione è cambiata. A dirlo è il rapporto sull’agroalimentare italiano Ismea, che rivela un netto incremento dei prezzi medi nella prima settimana di luglio rispetto alla settimana precedente dell’anno 2024. È successo in particolare con albicocche (+40,9%), ciliegie (+18,8%), pesche (+16,1%), nettarine (+12%) e uva (+11,7%).
La tendenza è confermata anche dalla Borsa Merci Telematica Italiana (BMTI) che a maggio 2025 ha registrato una crescita nelle variazioni dei prezzi rispetto allo stesso periodo dell’anno 2024. Gli aumenti più evidenti sono stati sulle arance (49,9%), limoni (23,6%), ciliegie (20,4%), kiwi (12,7%) e albicocche (1,8%). Situazione analoga per verdura e ortaggi dove gli aumenti si sono registrati sui sedani (28,6%), scalogno (17,2%), funghi freschi coltivati (10,4%), cicoria (11,7%) e spinaci (7,3%).
Le cause secondo Coldiretti e Confagricoltura
«Tra i fattori principali di aumento dei prezzi ci sono gli sbalzi di temperatura – spiega Giuseppe Cazzoletti, socio di Coldiretti e titolare della società agricola Cazzoletti a Mairano –. Sia le gelate sia il caldo afoso dei mesi scorsi hanno compromesso le coltivazioni, riducendo le rese e l’offerta stessa di mercato». In aumento anche i costi della produzione agricola e delle operazioni di protezione «che sono necessarie per proteggere le colture da queste temperature estreme e da eventuali malattie».
Sul caso delle ciliegie l’esperto spiega: «Durante la primavera ci sono state piogge abbondanti che hanno danneggiato la salute della piante. Il ciliegio ha bevuto così tanto che il suo frutto è scoppiato, causando quello che viene chiamato il “cracking”. La raccolta è stata quindi povera e il prezzo è schizzato alle stelle».
«Alcune tipologie di frutta e verdura sfusa hanno subito un aumento che va dal 20% al 25% – chiarisce Alessandro Marinoni, consigliere di Confagricoltura Brescia –. I motivi di questi rincari sono da ritrovarsi in molteplici cause, la prima è legata al cambiamento climatico. Non si esclude poi anche una carenza di manodopera – continua Marinoni –, necessaria soprattutto nelle fasi di trapianto e raccolta». Fenomeno inverso per il reparto della quarta gamma, di cui fanno parte le insalate confezionate e i prodotti pronti: «In questo settore c’è stata una riduzione dei volumi che non è stata recuperata da un adeguato aumento dei prezzi».
I fruttivendoli
«Quest’anno abbiamo aumentato i prezzi di frutta e verdura». Una scelta non voluta, ma necessaria, spiega Giuseppe Peli, titolare del negozio alimentare «Orto di Beppe e Roberto» attivo da 33 anni in centro a Brescia. «All’ingrosso i costi di alcuni alimenti erano notevolmente aumentati. Anche noi abbiamo dovuto adeguarci alle condizioni del mercato italiano: rispetto a otto anni fa i prezzi sono raddoppiati». Il brusco aumento delle temperature che si è registrato negli ultimi mesi ha avuto un impatto negativo sulla qualità di questi prodotti, «riducendo così la disponibilità di certi prodotti. Perciò poca quantità e tanta domanda fanno salire i prezzi», chiosa Peli.
Anche i negozi di frutta e verdura etnici in via San Faustino segnalano sensibili rincari, soprattutto sulle ciliegie. «Quest’estate ha portato aumenti – commenta Mohammed El Gharbawy, titolare di «Hamada Frutta Fresca», aperto dal 2008 –. Nonostante ciò, la domanda non accenna a diminuire. Con questo caldo le persone preferiscono mangiare frutta e verdura che sono alimenti freschi e facili da digerire».
Curioso invece il comportamento dei prezzi dei prodotti etnici, che rappresentano un fenomeno a sé stante: «Alcune verdure che non si trovano nei supermercati come la korolla o l’okra (la prima, una radice tipica dell’India e del Bangladesh; la seconda, una pianta erbacea del nord Africa, ndr) hanno un andamento differente rispetto al mercato italiano – spiega Hasan Md Ikramul, un giovane fruttivendolo del negozio accanto –. D’inverno raggiungono i 9 euro al chilo, mentre d’estate si vendono a 1,50 euro».

In Corso Garibaldi Basem Gad, proprietario del negozio «Ortofrutta Garibaldi», spiega che «si tratta di oscillazioni legate all’andamento della domanda e dell’offerta. Quest’anno a subire maggiormente il rincaro sono state l’uva e le ciliegie per la frutta e zucchine e melanzane per la verdura».
I bresciani continuano a comprare
Di fronte al rincaro dei prezzi però i bresciani non rinunciano a mangiare sano. Ce lo dice Maria B., una signora di 86 anni, che ha da poco fatto la spesa: «Ho comprato un po’ di ciliegie e mirtilli. Ho speso tanto, ma è per i miei nipotini. Quando ero giovane e vivevo in campagna, mio padre coltivava frutta e verdura di ogni genere nel nostro orto: era tutto buonissimo. Ora, invece, i prodotti non solo costano di più, ma non hanno neanche un buon sapore».

«Se vuoi mangiare bene, la qualità la devi pagare» commenta Maurizio Pastora di Brescia. «Ho comprato qualche pesca, un paio di albicocche e un po’ di verdura cotta. Il costo complessivo? Venti euro per una minuscola borsa di spesa». Uscita da un negozio alimentare, anche Valentina Prati condivide le stesse riflessioni: «È aumentato tutto. Per fortuna di poco, quindi questo non ha inciso sulle mie abitudini alimentari».
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