Da Vinci 4.0

«Pregiudizi sul Cfp? Senza senso: 96% dei diplomati lavora»

Ilaria Apostoli, coordinatrice didattica dell’istituto Vantini di Rezzato, racconta le novità dell'istituto
Le classi del Vantini che avevano preso parte, lo scorso anno, a una tappa del Da Vinci 4.0
Le classi del Vantini che avevano preso parte, lo scorso anno, a una tappa del Da Vinci 4.0
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Ma chi l’ha detto che l’Itis è una scelta di serie B? Il tema del pregiudizio sul percorso di formazione delle scuole superiori non è nuovo, certo. Lo abbiamo affrontato fin dagli esordi di Da Vinci 4.0, il progetto che il Giornale di Brescia organizza in collaborazione con The FabLab e Talent Garden, quando la sfida era valorizzare i tecnici del futuro. Edizione dopo edizione, l’obiettivo si è ampliato coinvolgendo anche i Cfp.

Tra questi, ha risposto subito alla chiamata la Scuola delle arti e della formazione professionale Rodolfo Vantini di Rezzato, che da tempo punta a sensibilizzare rispetto a questo tema. Il centro d’istruzione più antico della Lombardia (è nato nel 1839) scommette infatti sull’innovazione, della didattica così come dell’offerta formativa. «ll pregiudizio che vede il frequentare un Cfp come una scelta di comodità di chi ha poca voglia di studiare o poche capacità porta i nostri stessi studenti a credere di non poter competere con altri istituti superiori - spiega la coordinatrice scolastica Ilaria Apostoli -. Noi vogliamo con tutte le nostre forze smentire questa convinzione e rendere esplicita la pari dignità».

Quali strumenti state mettendo in campo per fare ciò?
La prima battaglia da fare è culturale. I nostri studenti imparano durante il loro percorso il «saper fare», un elemento non da poco e confermato dall’elevato livello occupazionale, pari al 96%, dei ragazzi che frequentano l’indirizzo meccanico. Ma c’è di più. Credo sia corretto stimolarli anche dal punto di vista progettuale ed è per questo che cerchiamo di coinvolgerli anche in percorsi extrascolastici.

Ecco spiegata la vostra seconda partecipazione a Da Vinci 4.0.
Come lo scorso anno
, la scelta si inserisce proprio in tale ottica: concentrare gli sforzi anche in altre direzioni per ampliare gli orizzonti. Sarà una bella scommessa riuscire a portare il progetto a termine, ma ce la giocheremo anche grazie alla competenza e alla pazienza del professor Stefano De Angeli, che guiderà gli studenti nell’affrontare le fasi del percorso.

La battaglia contro i pregiudizi però non si limita a ciò. Cosa avete pensato per stimolare ulteriormente giovani e territorio?
Dal prossimo anno scolastico verrà attivato un corso di qualifica triennale per «Operatore addetto alla promozione ed accoglienza: marketing territoriale» che potrà attrarre ancora più studenti, essendo un indirizzo poco presente nel Bresciano che in tutta probabilità interesserà un numero elevato di studenti. Per noi è una novità assoluta e si affiancherà al consolidato indirizzo di qualifica per «Operatore meccanico» (conta 129 alunni ndr). In quest’ottica la prospettiva di Brescia e Bergamo Capitali della cultura 2023 rappresenta un’opportunità in più.

Ora facciamo un salto indietro al presente: come si sta svolgendo l’attività didattica nel contesto dell’emergenza sanitaria?
La formazione a distanza è stata una rivoluzione copernicana e ha richiesto un enorme sforzo da parte dei docenti e di tutto l’apparato di coordinamento e amministrazione. La necessaria efficacia di tale modalità formativa per il contatto con i nostri studenti è stata dettata però non solo da ragioni prettamente didattiche, ma anche dalla consapevolezza che il venir meno della scuola rischiava di «confinare» i nostri allievi nella solitudine di contesti familiari talvolta fragili, privandoli di un luogo protetto e di relazione.

Per un istituto che basa buona parte della propria formazione sull’esperienzialità ci sono però stati problemi ulteriori.
Visto il nostro particolare settore, che è la meccanica, l’impossibilità di fare lezioni di area tecnico-professionale laboratoriale ha sicuramente pesato. Nonostante ciò, ogni insegnante si è rimboccato le maniche e, molto spesso con i propri strumenti e le proprie risorse, si è attivato per «fare del suo meglio» per i ragazzi. La scuola dal canto suo, in modo tempestivo, ha cercato di mettere i docenti in condizioni di poter attivare nuove modalità di comunicazione e di relazione. Resta tuttavia l’enorme difficoltà dei nostri studenti a riacquisire una normale modalità di interazione. I necessari protocolli di sicurezza limitano fortemente il contatto tra ragazzi, annullando la dimensione di luogo di aggregazione, confronto e condivisione che la nostra scuola ha sempre rivestito per i nostri studenti. Proprio su questo, perciò, lavoreremo nel nostro progetto per Da Vinci 4.0.

 

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