Cultura

Ragazzi isolati dal Covid: avere tanti like non è essere amati

Lo psichiatra e psicoterapeuta Furio Ravera ha pubblicato il libro «Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli»
Un ragazzo segue una lezione a distanza - © www.giornaledibrescia.it
Un ragazzo segue una lezione a distanza - © www.giornaledibrescia.it
AA

Risse tra gruppi di adolescenti, a Brescia come a Roma. Sfide che si trasformano in giochi mortali. Il bisogno sempre più incontenibile di esibire la propria identità digitale per andare a caccia di like. I teenager - tra Dad (didattica a distanza) e un prolungato ritiro sociale determinato dalla situazione dettata dal Covid - sono oggi sempre più al centro delle cronache. Che l’adolescenza sia una terra impervia e inesplorata, in cui spesso sia i figli, sia i genitori rischiano di perdersi, non è certo una consapevolezza nuova, ciò che sembra essere cambiata è, invece, la molteplicità dei mondi - potremmo dire così - in cui oggi si gioca la partita del diventare grandi. Dove accanto alla propria identità reale, c’è anche, e sempre di più, quella digitale.

Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, già autore di «Gli adolescenti si fanno male», storie diventate un podcast di successo, ha messo i teenager ed i genitori al centro del suo recentissimo «Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli. Come accorgersene e cosa fare» (Salani, 208 pp., 13,90 euro), dove, con un taglio divulgativo, l’autore risponde in chiave pratica e diretta ai dubbi dei genitori riguardo i problemi più gravi dei figli adolescenti, dal bullismo al cyberbullismo, dai disturbi alimentari all’autolesionismo, dalla tossicodipendenza all’alcolismo.

Come stanno vivendo i ragazzi questo momento? Male, molto male. Se all’inizio, durante il primo lockdown della scorsa primavera, sembrava quasi un gioco - la scuola che diventa a distanza, gli amici che si sentono via chat - con l’autunno è arrivata la botta vera. In un’età in cui le relazioni sono fondamentali, in cui la scuola è essenziale, perché non è fatta solo di banchi e lezioni, ma anche di sguardi e primi amori, di pacche sulla spalla e confidenze nei corridoi. I ragazzi oggi sono come astronauti che vivono isolati. In un’età fatta di relazioni, cosa accade quando queste diventano virtuali? Internet, per comunicare facilita in qualche modo il compito relazionale, semplificandolo e dando la sensazione di avere un mondo di relazioni reali. Ma quando poi ci si deve relazionare di persona, tutto appare più difficile, perché entrano in gioco fattori della comunicazione che non sono stati sviluppati. Il risultato sono disturbi d’ansia, difficoltà di concentrazione, demotivazione, tratti depressivi. Sull’altro versante c’è, invece, la propria identità digitale, che viene valutata attraverso la borsa valori dei "like". Come tutti i titoli in Borsa oscilla su e giù e non c’è niente da fare, se non affannarsi a trovare un modo per raccogliere più "like".

Ma più di quanto? Ed il senso di sé finisce per concentrarsi sul tema dell’ammirazione, che è un rapporto a distanza e di superficie. Essere ammirati non significa essere amati. Come si possono cogliere i segni del disagio? L’incontro con i figli al momento della nascita è un incontro fra sconosciuti con un legame indissolubile. All’inizio dell’adolescenza si realizza una situazione analoga. Il cervello adolescente va incontro ad una potatura di sinapsi dei lobi frontali, per liberarsi degli schemi del funzionamento infantile, che non servono più, ed allestire nuovi programmi. È dunque un periodo molto delicato, nel quale possono avvenire apprendimenti distorti riguardo al modo di affrontare le cose, la gestione delle emozioni, i rapporti con gli altri. Fondamentale in tutto questo deve essere la capacità d’ascolto dei genitori, che non devono commettere l’errore di ascoltarli attraverso la griglia della propria adolescenza. I tempi sono spaventosamente cambiati e non si può ascoltare onestamente nessuno, se non lo si colloca nel tempo in cui vive. Bisogna anche fare attenzione a non essere giudicanti. Mai svalutare le loro emozioni, che sono potenti, o i loro gusti. Il dialogo con i propri figli non si improvvisa, si costruisce giorno dopo giorno. Solo quando il canale della comunicazione è aperto, sapremo leggere le loro difficoltà e loro sapranno di avere accanto adulti disposti ad ascoltarli e aiutarli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato