Cultura

Maiolini: «Vi racconto l'anatomia di un successo straordinario»

Hit, avvocati e contratti: la Time Records e tutti i retroscena dell'ascesa e caduta di Dennis Lloyd
Giacomo Maiolini - Foto Riccardo Ambrosio
Giacomo Maiolini - Foto Riccardo Ambrosio
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Parlare con Giacomo Maiolini di Dennis Lloyd è come fare l’anatomia di un successo straordinario e, allo stesso tempo, procedere alla radiografia di un artista che magari non ballerà «un’estate sola» (come si diceva un tempo delle meteore musicali), ma che non ha dimostrato lungimiranza. È una storia che val la pena narrare, approfittando del fatto che con l’avvicinarsi della data, il 26 settembre, in cui l’etichetta discografica bresciana Time Records festeggerà alla grande il suo 35° anniversario, il master & commander della medesima si rivela una miniera di aneddoti.

 

 

È particolarmente gustoso quello su Lloyd, 26enne cantautore israeliano (Nir Tibor all’anagrafe), portato dall’anonimato al disco di platino Usa sulle ali del singolo «Nevermind», nella versione «alternative mix». «Uno dei miei collaboratori - ci racconta Maiolini - stava valutando dei brani in rete. Io, che ascoltavo distrattamente, mi sono letteralmente acceso quando ho sentito quello del ragazzo israeliano. Ho pensato che fosse una bomba, e ho subito contattato l’autore».

Qual è stata la sua reazione?
Strana. Prima ha finto di essere il manager, poi si è palesato come artista; ma alla proposta di lavorare al brano per trasformarlo in hit pop è stato evasivo. Allora mi sono fiondato a Tel Aviv.

Tutto risolto, laggiù?
Macché. Il suo avvocato era contrario a fargli firmare un contratto per la gestione dei diritti discografici: alla fine, Dennis ha licenziato il legale e abbiamo fatto l’accordo.

L’irresistibile ascesa di «Nevermind» comincia da qui?
Non ancora. Ci mettiamo al lavoro e realizziamo un video fantastico, ma il disco si ferma: tra gli addetti ai lavori a cui lo facciamo sentire, non piace a nessuno. Io però resto convinto del suo potenziale, e dopo alcuni mesi, nel luglio 2017, convinco la Warner a investire sul lancio. Risultato: boom su Spotify, doppio disco di platino in Italia, una rapida diffusione planetaria in streaming, un successo pazzesco che resiste tuttora.

Qual è il lato oscuro della faccenda?
La battaglia legale con Dennis che, irretito da certi avvocati americani, vuole rompere con Time. Io non mollo, difendendo me stesso e la mia categoria, e alla fine conserviamo i diritti. Ma nel disco successivo non ci siamo. Meno male, posso dire: confezionato in fretta e senza curare i dettagli, non se l’è filato nessuno. Altro che i due miliardi di streaming ottenuti dalla hit «Nevermind»...

 

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