Cultura

Il nuovo Biesse in edicola, tra nascita dello stadio e strada della Forra

Da martedì col GdB il numero con cui la rivista edita da Fondazione Negri raggiunge i tre anni
I lavori per la costruzione dello stadio Rigamonti di Mompiano - Foto archivio storico Negri
I lavori per la costruzione dello stadio Rigamonti di Mompiano - Foto archivio storico Negri
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Una rivista di storia, sì. Ma molto attenta al calendario. Sono ricominciati i campionati di calcio? Ecco che la copertina è dedicata allo stadio, impressionando con l’impatto visivo della fotografia che mostra come l’impianto sia stato costruito in quella che, allora, era quasi campagna. È partita la vendemmia? Ecco che vi si dedica un focus d’annata e... di annate, tra «fatica e divertimento». Stiamo parlando, naturalmente, di «Biesse», il periodico bimestrale edito dalla Fondazione Negri giunto al numero 18. E i conti sono presto fatti: significa che la rivista di storia bresciana taglia il traguardo dei tre anni.

«Enfatizziamo la ricorrenza - scrivono, nell’editoriale intitolato "L’eccezionale e il quotidiano", Mauro Negri e il direttore responsabile Marcello Zane - perché ogni numero assume il significato di una ricerca che continua, l’adesione di nuovi collaboratori, inedite scelte di argomenti, luoghi ed eventi». A non cambiare è il rapporto con il Giornale di Brescia. Anche il diciottesimo fascicolo è in abbinamento con il nostro giornale: da dopodomani, martedì 12, a 8 euro più il prezzo del quotidiano. Una partnership decisamente apprezzata dai lettori.

Lo stadio

L’impianto di Mompiano, si diceva. Il 3 luglio 1958 si inaugura la piscina, lungamente attesa dalla città. L’anno successivo è la volta dell’opera che sostituisce lo Stadium, in zona Porta Venezia, che aveva ospitato le partite del Brescia sin dal 1924. L’articolo dello stesso Zane ripercorre la storia dello stadio intitolato a Mario Rigamonti, il giocatore bresciano del Torino perito nell’incidente aereo di Superga, evidenziando la caparbietà del sindaco di allora, Bruno Boni, ed insieme le difficoltà di un iter ad ostacoli.

La Forra

Se i racconti di... vite sono affidati a Silvia Boffelli, è il già citato Mauro Negri a farsi carico dell’altro principale focus: quello dedicato alla ricorrenza dei 110 anni della strada della Forra (quella che Winston Churchill definì l’ottava meraviglia del mondo), costruita nel 1913 per collegare Tremosine al mondo. Un «toboga di gallerie, tornanti e curve tortuose» che si avvia a picco sul Garda, offrendo un panorama eccezionale, e si addentra poi nella stretta gola scavata dalle acque millenarie del torrente Brasa.

Gli altri temi

Una delle foto storiche sul nuovo numero di Biesse - Foto archivio storico Negri
Una delle foto storiche sul nuovo numero di Biesse - Foto archivio storico Negri

L’anno della Capitale della Cultura continua ad essere celebrato con un altro sguardo a cavallo dell’Oglio: si parla di Sarnico, «dal Medioevo alla modernità».

Prosegue l’esplorazione di alcune architetture: da Villa Beretta, a Gardone Valtrompia, alle inedite immagini di una caserma cittadina fascista durata meno di vent’anni, quella della Milizia Dicat all’angolo fra vicolo dell’Ortaglia e Spalti San Marco, sino alla casa di cura San Camillo, sempre in città, all’insegna di «sensibilità religiosa e innovazione medico-scientifica». Si parla, ovviamente, anche di persone. Su tutte «il nume tutelare della società, della politica (e dell’economia) bresciana ottocentesca», Giuseppe Zanardelli, che iniziò come sindaco di Nave per diventare capo del Governo.

Il confronto con cui si apre ogni numero di «Biesse» pone l’una accanto all’altra le immagini dell’angolo fra via Fratelli Ugoni e via Somalia all’inizio del Novecento e l’odierno giardino alberato detto «di via dei Mille» (oggi intitolato ai giudici Falcone e Borsellino). Il «Dentro l’immagine» consente un’analisi dei Ronchi. Il dinamismo della provincia è testimoniato stavolta da un campo di aviazione a Cividate Camuno. Infine, il consueto sguardo sul design riguarda «La forma dei ferri da stiro», a gas e poi elettrici. «L’eccezionale e il quotidiano», appunto.

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