Don Abbondio vestiva «jömara»

Fashion? Un tempo si preferiva il francese haute couture, dato che storicamente è la Francia il paese della moda. Fino a quando il francese è stato la lingua della comunicazione internazionale (più o meno fino a un secolo fa) è da lì che veniva anche il linguaggio dell’abbigliamento. Quel che di questo lessico ritroviamo ancora oggi nel dialetto, in parte è arrivato attraverso l’italiano, ma in parte il bresciano lo ha acquisito per strade proprie.
Dialetto bresciano
Giacca, ad esempio, in bresciano è zaché e arriva dal francese jaquette (diminutivo di jaque, da cui deriva invece il vocabolo italiano). Il gilé ci lascia invece nel dubbio poiché, visto che la forma italiana e quella bresciana sono identiche, non siamo in grado di ricostruire il percorso che il vocabolo ha fatto per arrivare fino a noi.
Un sinonimo di gilé è crozèt, probabilmente da corset (che però in francese indica un capo di abbigliamento femminile). Curioso è anche il vocabolo bresciano paletò, che riprende direttamente il paletot d’oltralpe (mentre italiano l’ha ridotto e preferisce paltò).
Paesi baschi
Per chiudere andiamo nei Paesi baschi, da cui ci viene, attraverso lo spagnolo zamarra (passando per l’italiano zimarra) la radice basca da cui deriva un vocabolo arcaico e oggi in disuso: giömàra/gimàra usato più spesso nel peggiorativo maschile giömaròt. In dialetto vale più o meno vestaglia (ma anche giubba o pastrano). Ricordate i Promessi sposi cap.VIII? Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra…
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