Cultura

Qual è il significato dell'affascinante falò arancione allestito in Castello

Si chiama "Sign" ed è l'opera degli artisti olandesi Paul Vendel e Sandra De Wolf, esposta a Brescia, dopo Cina e Sudafrica
  • L'installazione in Castello per il Festival delle Luci
    L'installazione in Castello per il Festival delle Luci
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    L'installazione in Castello per il Festival delle Luci
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Si conobbero alla Gerrit Rietveld Academie. E lì, ad Amsterdam, unirono le loro poetiche. È da quando sono studenti, dunque, che Paul Vendel e Sandra De Wolf - più comunemente noti come Vendel & De Wolf - lavorano insieme. Da Amsterdam sono arrivati a Brescia per una «toccata e fuga» rapidissima, che non ha permesso loro nemmeno di godere dell’inaugurazione del Festival delle Luci venerdì sera, ma che è stata sufficiente per farli restare affascinati dalla nostra città.

Dal vivo

«Abbiamo avuto una mattinata per visitarla, è davvero beautiful», sorridono abbozzando qualche parola in italiano qua e là, ma comunicando altrimenti in un perfetto inglese (come accade quasi sempre con le persone del Nord Europa). Insomma: sono arrivati, hanno installato il loro falò luminoso e se ne sono andati. «Ma almeno abbiamo visto dal vivo la costruzione: questa non è la prima volta che "Sign" viene allestito, ma quando è stato esposto in Cina e in Sudafrica non abbiamo potuto presenziare a causa del Covid - racconta Vendel -. Il risultato era comunque bello, ma è un po’ come un dipinto: anche se l’idea è tua, se a realizzarla è qualcun altro non è la stessa cosa».

Fuoco arancio

Insomma: l’opera di Vendel & De Wolf è proprio l’affascinante, «mesmerizing» fuoco arancione che accoglie il pubblico appena infilato il viale del Castello, dopo il ponte di luci. «Il significato è il caos - aggiunge De Wolf -. Vogliamo creare qualcosa di caotico ma caldo, grazie alle luci di colore arancio. Al buio sembra proprio una pira di fuoco. Ma non si tratta di un caos negativo. Le persone pensano al disordine come assenza di struttura, ma in realtà c’è ordine anche nel disordine». Un po’ come un ramo, azzardano: se lo guardi da lontano sembra un ammasso di bastoncini, ma da vicino c’è comunque perfezione di forma. «Al di là di queste implicazioni più estetiche e di significato, ci piacerebbe che il pubblico percepisca sensorialmente "Sign" come un falò, più che come un semplice fuoco - spiega Vendel -. Attorno al falò si parla, si balla. È un elemento comune a molte culture, anche primordiali. E poi è dal fuoco che nasce la luce».

Incentivo

La luce per la coppia di artisti gioca un ruolo fondamentale, esteticamente, ma non è sempre stato così. «Nasciamo come scultori e come creatori di arte pubblica; l’elemento luminoso è arrivato in un secondo momento. In ogni caso, ci piace portare l’arte al pubblico vero, al mondo. Non nella realtà artificiale del mondo artistico inarrivabile. Vogliamo che a goderne siano le persone normali». L’ideale, spiegano, è osservare l’opera cogliendone le sensazioni immediate, ma scendendo poi nei vari livelli di lettura. «Non c’è solo il primo impatto: ci si possono leggere moltissime cose».

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