Il vescovo Tremolada incontra gli sportivi: «Siete ambasciatori di pace»
Un incontro voluto da monsignor Pierantonio Tremolada per riflettere sul valore educativo, spirituale e umano dello sport. Questa sera, nel salone dei Vescovi in Episcopio, c’era una nutrita rappresentanza delle molte realtà territoriali che punteggiano la nostra provincia. A partire da quelle con il seguito maggiore, come l’Union Brescia (con il tecnico Diana, il vice Filippini, il direttore sportivo Ferretti e capitan Balestrero), o la Germani (presenti l’ad Ferrari, la presidente Bragaglio, coach Cotelli e due giocatori, Bilan e Della Valle).
Ma la lista è lunga: per la pallavolo, oltre al presidente provinciale della Fipav Paolo Biasin, si sono viste la Millenium (rappresentata dal direttore generale Emanuele Catania) e l’Atlantide, che ha accolto l’invito mandando davanti al vescovo di Brescia quattro giocatori (Cavuto, Tondo, Mancini e Lucconi) insieme al tecnico Zambonardi. E ancora l’ex nuotatore Giorgio Lamberti, i vertici provinciali di ciclismo (col presidente Paolo Zanesi), Coni (Tiziana Gaglione) e Uisp (Paola Vasta).

L’incontro
«Non nutrite desideri di grandezza, volgetevi piuttosto a ciò che è umile», recita un passaggio della lettera di san Paolo apostolo ai cristiani di Roma, che monsignor Tremolada ha letto ai presenti: «Queste parole rappresentano uno stile di vita». Con lui monsignor Carlo Tartari e Claudio Paganini: «Ho letto – ha confidato quest’ultimo – che qualcuno ha definito i bresciani un popolo di bestemmiatori (Cellino, ndr). Lo nego fermamente: la nostra gente merita stima, rispetto e valorizzazione».
Vittorie, sconfitte e giovani
Nello sport, ha sottolineato il vescovo, è importante «ambire a essere i migliori»: «Senza presunzione, ma gettando basi solide per provare ad arrivare alla vittoria». Anche la sconfitta, tuttavia, può essere un valore: «Diventa un’occasione per migliorare, e non un fallimento. Si può perdere con o senza onore, e lo stesso vale per i successi. L’onore, appunto, è un elemento costitutivo dello sport».
Poi un pensiero per i giovani, che «affrontano il rischio dell’isolamento, dell’aggressività crescente, di un digitale che li fagocita». Per loro, sostiene Tremolada, «lo sport deve diventare scuola, ambito educativo. E soprattutto dev’essere inclusivo, per tutti». Pure i dirigenti, rivestendo ruoli di responsabilità, hanno dei doveri ai quali non possono sottrarsi: «È importante che abbiano a cuore il bene delle persone. Pensate a quanto sia fondamentale l’ambiente che si crea all’interno di una squadra».
E a tal proposito, un’altra priorità di chi fa sport è «trovare un equilibrio tra performance e il piacere di stare insieme. E al contempo gestire la pressione dei risultati. A volte le tifoserie rischiano di non rendere un buon servizio a questo mondo, soprattutto quando la passione diventa altro, e sfocia nella violenza».
Le riflessioni

Quella di stasera è stata soprattutto un’occasione di confronto. Emanuele Catania della Millenium ha auspicato di «ritrovare più vicinanza tra il mondo dello sport e della Chiesa». Amedeo Della Valle, capitano della Germani, ha sollevato il tema del razzismo: «Vorrei che comportamenti simili non fossero più consentiti nei nostri impianti». Una riflessione condivisa dal vescovo, per il quale «serve un’educazione all’accoglienza e al rispetto».
Clara Gorno, presidente del Brescia Calcio femminile, ha chiesto maggiore attenzione per «la parità di genere, che è importante in ogni ambito». Angelo Martinoni, in rappresentanza dello sport paralimpico, ha ricordato l’oro di Federico Bicelli a Singapore nei 400 stile libero. C’è stato anche un momento di preghiera, proposto dal vicepresidente Fisi di Brescia Gianluigi Vimercati, per Matteo Franzoso, lo sciatore azzurro morto per le conseguenze di una caduta durante un allenamento a Santiago del Cile. «Gli sportivi sono ambasciatori di pace e speranza», ha concluso monsignor Tremolada, che ha consegnato un rosario a ciascuno degli invitati.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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