Velivolo caduto sulla Corda Molle, il pilota aveva provato ad atterrare
Il motore che ulula come se il pilota avesse tentato di riprendere velocità quindi portanza in cabrata al velivolo, poi una virata stretta e l’ultraleggero che si torce in una vite strettissima. Quindi il paracadute che a trenta metri da terra si estende con l’esplosione programmata di una carica e l’apparecchio che ormai in stallo cade violentemente a terra ed esplode in una palla di fuoco.
La dinamica
I testimoni concordano nel descrivere gli ultimi istanti di volo prima della tragedia dell’ultraleggero ad ala bassa Promecc Freccia RG della Aerospace di Corigliano d’Otranto che è precipitato ieri sull’asfalto della Corda Molle nel territorio di Azzano. È da poco passato mezzogiorno quando nel tratto di raccordo autostradale A21 sul territorio di Azzano si staglia netta l’ombra del velivolo che chiaramente in difficoltà tenta di atterrare sul nastro d’asfalto. Alla cloche un avvocato milanese 75enne, Sergio Rovaglia, a cui il velivolo è intestato. L’aereo è un ultraleggero di ultima generazione, velivolo costruito in fibra di carbonio, compresi i supporti strutturali e i longheroni delle ali. È lungo sette metri e mezzo ed ha un’apertura alare di quasi nove metri. Più largo della due corsie della Corda Molle dove forse voleva atterrare in emergenza.
L’esplosione
Sul sedile accanto vola Anna Maria De Stefano, classe 1960, compagna dell’uomo, che risulta vedovo da tempo. Lei ha i capelli lunghi che vengono scorti tra i pochi rottami scampati al rogo. Il contatto con l’asfalto è durissimo: il velivolo esplode in una palla di fuoco. Il serbatoio dell’aereo si infrange e il combustibile alimenta le fiamme. Nel toccare terra l’aereo colpisce due veicoli: un’auto e un furgone. Fortunatamente le due persone a bordo restano ferite in modo leggero. Uno addirittura sul momento rifiuta il trasporto in ospedale, poi sull’insistenza degli operatori di polizia accetta le cure dei sanitari. In loco atterra anche l’elisoccorso ma inutilmente.
Traffico bloccato
Dal disastro prendono le mosse le attività complesse della Polizia Stradale prima di Montichiari poi, in serata, del comparto di Milano. Sul posto i Vigili del fuoco, i tecnici della tratta A21 e le pattuglie dei Carabinieri della Compagnia di Verolanuova che si sono messe immediatamente a disposizione. Ovviamente il traffico in direzione di Brescia è stato immediatamente bloccato, con conseguenze sulla viabilità che sono durate diverse ore. Solo verso le 14 i soli veicoli fermi in colonna tra l’uscita di Azzano e l’incidente sono riusciti a defluire, transitando lungo la corsia d’emergenza.
Le indagini
Impressionante l’esito del rogo: del velivolo sono rimasti solo pochi pezzi, frammenti di carlinga e dei piani di coda proiettati distanti dall’urto. Della carlinga verde acceso sono rimasti solo delle parti proiettate oltre il guardrail destro. La fibra di carbonio di cui sono fatti gran parte dei componenti dell’aereo è arsa nel rogo. Un aereo da almeno 200mila euro è andato distrutto nell’arco di pochi istanti, mentre si pensa non senza una qualche preoccupazione alla strage scampata per un puro soffio.
Dal Piacentino
Secondo i primi elementi raccolti il velivolo sarebbe decollato dalla pista dell’Aeroclub «Piacenza» di Gragnano Trebbiense dove nel pomeriggio viene trovata parcheggiata la Audi Q8 di Ravaglia. Un volo quindi (nell’ipotesi che sia stato diretto sul Bresciano) di 65 chilometri, mentre l’aereo avrebbe un’autonomia di circa 1000 chilometri, ovvero 5 ore di volo, grazie ai serbatoi con capacità di 105 litri. Quando l’aereo si è schiantato i serbatoi potevano quindi contenere più di una novantina di litri di benzina e questo giustifica il vasto fronte dell’incendio.

Non è chiaro ad ora se l’azionamento del paracadute fosse automatico su questo modello in caso di stallo o se azionato dal pilota. In quest’ultimo caso sarebbe certo che chi era ai comandi si fosse reso conto dello stallo e, oltre a tentare di avvicinarsi all’asfalto della Corda Molle per atterrare, avesse tentato in extremis di evitare il disastro. Ma tuttavia senza riuscirci.
Il sindaco
«Mi hanno chiamato gli agricoltori delle cascine che si affacciano sulla Corda Molle con grande preoccupazione. I toni erano accesi come il rogo che in quel momento stava consumando l’aereo. Sono quindi accorso per capire se potevo essere di una qualche utilità e non senza fatica sono arrivato al punto dello schianto, passando per i terreni limitrofi. Mi sono quindi reso conto di quanto accaduto anche se le fiamme erano appena state domate. Il racconto di chi mi ha chiamato è stato dettagliato: hanno sentito l’aereo picchiare verso il basso, l’urlare del motore, quindi lo scoppio dell’espulsore del paracadute. Poi il botto a terra del velivolo e le fiamme che si sono levate alte nel fumo denso che per un po’ ha contraddistinto il luogo della tragedia. Quindi sono arrivati i mezzi di soccorso, anche se alcuni automobilisti e camionisti si sono avvicinati al punto di caduta per tentare di estrarre dalle fiamme qualcuno degli occupanti del velivolo. Ma non è servito a nulla».
Matteo Ferrari, sindaco di Azzano Mella, non è nuovo ad interventi d’emergenza, in specie dopo i suoi trascorsi nelle terre percorse dal terremoto a Gualdo dove ha operato con la Protezione Civile. Ma la situazione di ieri non lasciava possibilità di salvare qualcuno. «Posso solo esprimere la nostra vicinanza alle famiglie colpite da questa tragedia».
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