Velivolo caduto, perché l’auto passata nelle fiamme non ha preso fuoco

A spiegare il fenomeno sono la fisica, la chimica e l’ingegner Giovanni Russo, funzionario del Comando dei Vigili del fuoco di Brescia: è grazie alla velocità se l’automobile che è passata nella palla di fuoco un attimo dopo che l’aereo ultraleggero è precipitato sulla Corda Molle non ha preso fuoco.
Metallo e chiusure ermetiche
Il video delle telecamere di sorveglianza della Corda Molle che mostra l’attimo esatto in cui il velivolo si schianta a terra ha provocato parecchio stupore oltre che orrore e sgomento. C’è infatti un’automobile – sembrerebbe una Nissan Juke di colore bianco – che in maniera apparentemente miracolosa esce pressoché indenne dal passaggio nella nuvola di fuoco provocata dall’incidente. La velocità di crociera – analizzando i video, le distanze e le dimensioni del veicolo – dovrebbe essere di circa 50 chilometri orari (essendo in fase di frenata). E facendo analizzare i frame del video all’intelligenza artificiale per stimare il tempo di esposizione dell’auto al fuoco, si ottiene questa spiegazione: l’ingresso nell’area delle fiamme è stato individuato al frame 0020 (0,66 secondi) e l’uscita al frame 0022 (0,73 secondi). Il tempo complessivo di attraversamento risulta quindi pari a 0,07 secondi.
«Non mi stupisce che l’auto non abbia preso fuoco», dice dunque Russo. «Si tratta di una vettura con carcassa metallica e pur avendo attraversato una letterale palla infuocata non c’è stato il tempo perché le fiamme attecchissero sulla carrozzeria, che è incombustibile. Diverso il discorso se l’automobile fosse rimasta lì più a lungo di qualche frazione di secondo: le parti in plastica avrebbero probabilmente preso fuoco, anche se pure quelle non si incendiano immediatamente». Questo anche in ragione del fatto che le norme che disciplinano l’ambito dell’automotive, in un’ottica di prevenzione, prevedono che vengano impiegati materiali con specifici livelli di resistenza al fuoco.
Gli altri scenari
Le cose sarebbero andate di certo diversamente – spiega l’ingegnere – se il veicolo fosse stato un altro. Per esempio, un camion che trasportava balle di fieno. «In quel caso la velocità non avrebbe mitigato nulla: senz’altro il carico avrebbe preso fuoco».
Per quanto riguarda i carburanti – dell’ultraleggero e dell’automobile – non importa di quale tipo fossero, benzina, gasolio o metano. «La benzina e il gasolio sono dentro il serbatoio, che è ermetico e che viene costruito in modo che resista a molti urti. L’ermeticità – e questo vale anche nel caso del metano – garantisce sempre l’integrità del mezzo, quando il contatto con le fiamme è molto veloce come in questo caso».
In sostanza: più lentamente l’automobile passa nella palla di fuoco, più possibilità ci sono perché questa prenda fuoco. O che, addirittura, esploda a causa del contatto delle fiamme con il carburante.
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