Travolto da un’auto in scooter, Gavardo piange Giuseppe Bignotti

Non ce l’ha fatta Giuseppe Bignotti, uno dei due scooteristi investiti domenica mattina lungo la 237 del Caffaro, in territorio di Bagolino. Il cuore del 68enne di Gavardo ha cessato di battere il giorno stesso, in seguito alle gravi ferite riportate nello scontro.
Il sinistro
L’esatta dinamica dell’incidente è al vaglio dei carabinieri di Idro, intervenuti sul posto per i rilievi. Secondo una prima ricostruzione, il 78enne alla guida della sua Volkswagen Tiguan, intorno alle 11 del mattino, stava viaggiando in direzione di Idro e ha perso il controllo dell’auto mentre affrontava una curva che gira a destra, quella sotto al cimitero di Ponte Caffaro. Così facendo avrebbe invaso l’opposta corsia di marcia, proprio mentre sopraggiungeva la Ford Ecosport con a bordo una famiglia di bresciani in viaggio verso il Trentino. Dopo aver urtato la Ford nella parte posteriore, col muso danneggiato, è andata dritta investendo in pieno i due maxi scooter, anche loro in viaggio verso il Trentino.
Trasferito con l’eliambulanza in codice rosso al Pronto soccorso del Civile di Brescia, per l’amputazione parziale di una gamba, Giuseppe Bignotti è deceduto nelle ore successive al ricovero. A carico del conducente della Volkswagen, il 78enne residente a Fidenza, è stato aperto un fascicolo per omicidio stradale.
Il dolore
La notizia della morte di Giuseppe Bignotti, storico calzolaio del paese, ha sconvolto la comunità di Gavardo. Persona di grande intelligenza e di profonda umanità, Giuseppe era conosciuto da tutti a Gavardo, dove da molti anni gestiva la propria bottega sotto i portici di piazza Zanardelli, nel cuore del centro storico.
Una passione, la sua, che arrivava da lontano. Ancora giovanissimo, aveva imparato il mestiere in alcuni calzaturifici del Bresciano, perfezionandosi poi a Milano, dove aveva frequentato la scuola Ars Sutoria conseguendo la qualifica di stilista e modellista. Per un decennio, aveva esercitato la propria attività in giro per il mondo, dall’Inghilterra alla Spagna, dal Portogallo all’Algeria, dalla Libia all’Iraq, e ancora in Messico e in Venezuela.
In America latina Bignotti era tornato, ma stavolta da volontario, agli inizi degli anni Novanta: in Brasile, in particolare, si era dedicato alla fabbricazione di scarpe ortopediche per i più bisognosi. Un’esperienza che lo aveva toccato profondamente, come non aveva mancato di testimoniare all’epoca attraverso le pagine del periodico parrocchiale gavardese, e che lo aveva portato a ripeterla, sempre in Brasile, in altre due occasioni, nel 1995 e nel 2007.
Il definitivo ritorno in Italia, nel 2009, era coinciso con la risoluzione di recuperare l’antica tradizione del calzolaio e la conseguente apertura della bottega di piazza Zanardelli: un’attività che aveva svolto fino a oggi, apprezzato dai numerosi clienti per l’abilità e l’amore con cui esercitava quotidianamente il suo lavoro.
Proprio nei giorni scorsi, peraltro, Giuseppe aveva annunciato l’intenzione di prendersi, dopo una vita di lavoro, il meritato riposo. «Prima di godermi la pensione, però - aveva precisato attraverso i social -, vorrei trovare un erede, un aspirante calzolaio, o calzolaia, a cui trasmettere le preziose conoscenze di un’arte che si sta purtroppo perdendo, offrendogli l’opportunità di continuare a raccontare questa storia così affascinante». Un desiderio, il suo, che il più tragico dei destini non gli ha permesso di realizzare.
L’ultimo saluto
Il funerale di Bignotti verrà celebrato domani, alle 14, nella chiesa parrocchiale di Gavardo partendo dalla casa funeraria Domus Aurora in via Ugo Vaglia. In tanti si stringeranno ai cari dello storico calzolaio del paese.
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