Tra il pubblico in aula per la strage di Erba: «Vorrei capire cosa succede alle persone»

Giacomo Rossi è stato sindaco di Botticino e da anni segue i processi penali al tribunale di Brescia. Stamattina era tra i quaranta cittadini presenti all’udienza che discuteva l’istanza per la revisione del processo
Giacomo Rossi - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Rossi - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Quando in tribunale c’è un’udienza di un grosso processo penale, la sua è una presenza fissa e discreta. Si siede tra il pubblico, sfodera il taccuino e prende appunti: «Li accumulo, poi mio figlio me li butta perché ormai sono troppi». Giacomo Rossi è stato sindaco di Botticino per dieci anni, eletto la prima volta nel 1995. Da tempo è un grande appassionato delle vicende giudiziarie bresciane, che segue puntualmente in aula. Anche oggi non è mancato all’udienza che doveva decidere se riaprire il processo della strage di Erba ed è finita con un rinvio al 16 aprile.

Sciarpa arancione, impermeabile e i soliti occhiali a goccia leggermente oscurati, alle 7.10 del mattino era nel piazzale del palazzo di giustizia. «Ero fra i primi trenta arrivati e sono entrato in Corte d’Appello. Due signore dietro di me arrivavano da Udine e sono rimaste fuori». Rossi è tra la quarantina di persone, soprattutto studenti, che ha assistito all’udienza e all’ingresso in aula di Rosa Bazzi e Olindo Romano. I due imputati hanno infatti chiesto di non essere ripresi con le telecamere appena arrivati (i giornalisti accreditati ieri erano più di sessanta da tutta Italia). Prima lei, poi anche lui. «Rosa Bazzi indossava una giacca marroncino con un collo di pelliccia. Da quando è entrata nella gabbia è rimasta seduta tutto il tempo sulla panca dentro la gabbia degli imputati – racconta –. Teneva la testa sulla spalla di Olindo. Lui si è spostato solo quando ha parlato l’accusa: si è messo in centro alla gabbia per ascoltare con attenzione. Non li ho mai visti parlare, se non quando hanno avuto conferma che si andava verso il rinvio».

Non c’è sensazionalismo o morbosità nelle parole di Rossi. L’ex primo cittadino va in tribunale per capire cosa muove un essere umano contro un altro essere umano. Ha sentito parlare, tra gli altri, Bruno Lorandi, Giacomo Bozzoli, Guglielmo Gatti, più di recente Patrick Kassen e Christian Teismann, Mirto Milani con Paola e Silvia Zani. Cosa ha capito in tanti anni? «Che esiste una cattiveria abissale. E fra tutti, chi mi ha più colpito è la figlia più piccola di Laura Ziliani».

Nota: Inizialmente l’articolo riportava erroneamente che Rossi era entrato senza pass. Aveva invece il pass richiesto per i cittadini che volevano assistere all’udienza. 

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