Omicidio Bozzoli, la sorella di Ghirardini: «Beppe non può più difendersi, chi sa parli»

Lo sfogo di Mina, sorella dell’operaio che per i giudici ha avuto un ruolo nel delitto di Mario Bozzoli
Mina Ghirardini sulla tomba del fratello Beppe, a Marcheno - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Mina Ghirardini sulla tomba del fratello Beppe, a Marcheno - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
AA

«Facciano parlare chi può farlo e lascino in pace Beppe. Troppo facile infangare il nome di chi non può difendersi». Piange Mina Ghirardini, sulla tomba del fratello. Come tutti i venerdì di questi ultimi otto anni e quattro mesi, è tornata a Marcheno per portare un fiore al cimitero. E non si dà pace. «Qui ho tutta la mia famiglia – dice –, siamo cresciuti qui a Marcheno, ma non riesco più a venire in paese. Quello che stanno dicendo di Beppe non è giusto. C’è chi può raccontare cosa è successo in fonderia quella sera».

Giuseppe Ghirardini, trovato senza vita a Case di Viso una settimana dopo la scomparsa di Mario Bozzoli, secondo la Corte d’Assise d’appello «ha avuto un ruolo fondamentale nell’omicidio» dell’imprenditore. Nelle motivazioni della condanna all’ergastolo del nipote, Giacomo Bozzoli, i giudici scrivono che Ghirardini potrebbe aver distrutto il corpo di Mario nel forno. La sera dell’8 ottobre 2015, Beppe era l’operaio addetto al più grande dei due forni fusori dell’acciaieria, quello che ebbe la fumata bianca e nel quale, secondo la ricostruzione giudiziaria, è stato gettato l’imprenditore. «Una verità di comodo – afferma Mina Ghirardini – che fa molto male. Io l’ho sempre detto che Beppe non si è suicidato, ma gli hanno chiuso la bocca. Lui ora è lì, dietro quella lapide e non può dire cosa è successo».

«Chi era Beppe»

Che Ghirardini sia diventato il capro espiatorio di una vicenda ancora piena di ombre, secondo Mina lo prova anche la posizione dei legali di Giacomo, che – come i giudici – hanno descritto Ghirardini come un uomo impulsivo e violento, che aveva debiti con Mario. «Tutti contro di lui. Non ci credo neanche se lo vedo – insiste Mina –. Beppe era una persona come tutti, con pregi e difetti, ma non era un drogato o un delinquente. Era una persona che lavorava, normale, anche se adesso lo descrivono così. Parlare di una persona che non c’è più è fuori luogo, una persona che hanno ucciso».

Sui rapporti con l’imprenditore scomparso, inoltre sostiene fossero buoni, «anche per questo non ci sto che dicano tutte queste menzogne. Ma poi c’è chi sa tutto e può raccontare – insiste Mina Ghirardini, con riferimento ai due operai Oscar Maggi e Abu, presenti la sera della scomparsa di Mario Bozzoli – perché non chiedono a loro?».

Il mistero

Sapremo mai che cosa è davvero successo quella sera nella fonderia? Secondo la sorella di Beppe, «l’unico che avrebbe parlato era proprio lui, ed è lì, sottoterra. Ma davvero pensano che si sia suicidato? Con la capsula di cianuro? E perché non farlo a casa, anziché andare a Case di Viso. Era un cacciatore, disponeva di un fucile, poteva farlo diversamente».

Infine, Mina Ghirardini rivolge un pensiero alla famiglia di Mario Bozzoli, alla moglie e ai figli: «Almeno io posso portare un fiore sulla tomba di Beppe – dice – mentre loro non hanno un posto dove piangerlo. Prego sempre che esca tutta la verità, per Beppe e per Mario». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.