Strage Cottarelli, torna in Italia il tesoretto da oltre 3 milioni

Si tratterebbe di fondi neri riconducibili al bresciano ucciso con la famiglia nel 2006: si trovavano su un conto corrente in Svizzera
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Ritrovato il tesoretto Cottarelli
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Tre milioni e centomila euro. Parcheggiati su un conto corrente in Svizzera da chissà quanto tempo. Sicuramente da prima del 28 agosto 2006, quando in una villetta di via Zuaboni ad Urago Mella vengono uccisi Angelo Cottarelli, 56 anni, la compagna Marzenna Topor, 41 anni, e Luca, il figlio non ancora maggiorenne della coppia. A distanza di 19 anni da quello che rimane uno dei più efferati omicidi avvenuti in provincia di Brescia, è venuto alla luce il tesoretto riconducibile proprio a Angelo Cottarelli che era stato ucciso per aver truffato le persone sbagliate.

Banca elvetica

I soldi, rintracciati su un conto cifrato di una filiale della Credit Suisse, sarebbero fondi neri che Cottarelli faceva portare in Svizzera da un uomo di fiducia il quale sentito dalle forze dell’ordine fece mettere a verbale: «Quando partivo dall’Italia sembravo l’Omino Michelin da tanto ero imbottito di banconote». Se rintracciare il denaro non è stato facile, ancora di più è stato riportarlo in Italia, operazione chiusa nelle scorse settimane dopo una serie di iniziative giudiziarie.

I tre milioni di euro sono sul conto corrente della procedura fallimentare della Dolma srl, la società immobiliare di cui Angelo Cottarelli era amministratore di fatto, dichiarata fallita il 17 febbraio 2007 e gestita da curatore fallimentare Valter Seddio. Il principale creditore risulta essere il Fisco e proprio nelle casse dello Stato dovrebbe finire la stragrande maggioranza del tesoretto occulto che Cottarelli aveva nascosto fuori dall’Italia prima di essere ucciso con la compagna (Marzenna Topor dagli atti non risultava essere la moglie) e il figlio nella villetta di famiglia Urago Mella. Fu una vera e propria esecuzione.

La strage

Tutti e tre vennero ritrovati legati con le fascette da elettricista: la donna e il figlio ammazzati da cinque proiettili calibro 22, sparati con una pistola a bruciapelo. L’uomo invece – dopo aver assistito all’uccisione dei familiari – sgozzato con un coltello da cucina e sfiorato da un proiettile.

Vito Marino, in occasione di un'udienza del processo a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Vito Marino, in occasione di un'udienza del processo a Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Il movente fu di natura economica anche se è impossibile capire se quella montagna di denaro ritrovata in Svizzera sia direttamente riconducibile al triplice omicidio per il quale, al termine di un iter giudiziario lungo 16 anni, erano stati condannati a 20 anni il faccendiere triestino Dino Grusovin e all’ergastolo il siciliano Vito Marino, poi morto in carcere nel novembre del 2021, mentre il cugino Salvatore è stato assolto in via definitiva solo nel 2022.

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