Soldi per saltare le liste d’attesa, indagato anche un collega del primario di Esine

Un altro oculista dell’ospedale camuno avrebbe agito come il medico arrestato a giugno
L’ospedale di Esine - Foto @ www.giornaledibrescia.it
L’ospedale di Esine - Foto @ www.giornaledibrescia.it
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Le indagini si allargano. E i riflettori restano puntati sul reparto di oculistica dell’ospedale di Esine. Quello che fino a poco meno di un anno fa era diretto dal primario Giovanni Mazzoli, arrestato e finito ai domiciliari con l’accusa di aver intascato denaro per far saltare le liste d’attesa a pazienti che dovevano essere sottoposti a interventi chirurgici agli occhi. E che piuttosto che aspettare mesi, pagavano il primario e finivano in sala operatoria in tempi strettissimi. Stando alla ricostruzione le cifre per il salta coda andavano tra i 500 e i 700 euro. E sarebbero una cinquantina i casi contestati.

Il primario

Per chi indaga Mazzoli, al quale sono stati sequestrati oltre 500mila euro e che nel frattempo si è licenziato e sta trovando un accordo per il risarcimento prima iniziare il processo, «ha dimostrato di ricevere proventi dall’attività illecita, quale spazio parallelo nel quale muoversi ordinariamente, approfittando senza alcuno scrupolo del ruolo pubblico ricoperto».

«Vedo cosa riesco a fare senza andare in prigione» diceva il primario parlando con un paziente e inconsapevole del fatto che da mesi fosse intercettato e addirittura ripreso nel suo studio dalle telecamere installate dai carabinieri di Breno. Ma non era l’unico medico ad essere intercettato.

Il collega

O meglio, proprio ascoltando una telefonata di Mazzoli i carabinieri hanno allargato l’indagine ad un collega in ospedale dell’allora primario di Esine che si sarebbe comportato nello stesso identico modo per agevolare, dietro pagamenti in contanti, i suoi pazienti che riceveva anche in uno studio privato.

Messo sotto intercettazione nel pieno delle indagini il professionista si sarebbe però accorto di una cimice ambientale installata nel suo studio e l’avrebbe staccata. Facendo così saltare il piano di intercettazione. Il suo nome è comunque iscritto nel registro degli indagati e sostituti procuratori Donato Greco e Claudia Moregola stanno ricostruendo la presunta attività illecita dell’oculista attraverso le testimonianze di pazienti alle prese con interventi alla cataratta, ma anche confrontando le liste d’attesa modificate per lasciar spazio a chi pagava.

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