Sfruttamento del lavoro: sequestrati quattro laboratori cinesi
Il meccanismo è semplice e, in certi distretti, molto diffuso. Imprese che nascono, assumono, pagano (poco) e poi spariscono prima che il fisco possa chiedere il dovuto. E poi, negli stessi locali, con gli stessi macchinari, apre una altra impresa, con nuovi nomi ma gli stessi dipendenti, e ancora una volta chiude prima di pagare le tasse. Un sistema che configura diversi reati, dalla bancarotta al riciclaggio alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e lo sfruttamento del lavoro, ma che soprattutto crea una distorsione della concorrenza.
Proprio nel corso di verifiche su questo tipo di imprese le Fiamme Gialle hanno controllato, in collaborazione con Ats, nove laboratori cinesi in tutta la provincia e in quattro di essi, nella Bassa e sul basso Garda, hanno riscontrato irregolarità tali da chiedere e ottenere un sequestro.
Nel complesso sono state denunciate cinque persone per lo sfruttamento di 35 lavoratori, 17 dei quali erano anche irregolari in Italia. In tutti i laboratori sono state riscontrate condizioni igieniche preoccupanti con intere famiglie che vivevano e lavoravano all’interno del capannone, alcune anche con minorenni.
Ma le indagini non sono finite. La Finanza infatti intende risalire tutta la filiera, in questo caso produzione di calze, per capire se i committenti fossero a conoscenza delle condizioni in cui venivano prodotti gli ordini che commissionavano.
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