Premio de Tavonatti, un grazie ad associazioni e caregiver

Riconoscere l’impegno, la forza e la volontà. Il premio Città di Brescia Albino de Tavonatti ha compiuto quest’anno 20 anni e, come da tradizione, ha consegnato i riconoscimenti a chi, sul territorio bresciano, si è distinto in opere e azioni volte alla cura, all’assistenza e all’integrazione sociale di persone con disabilità.
L’iniziativa è l’occasione, oltre che per riconoscere chi pensa agli altri, per ricordare la figura di Albino de Tavonatti, per molti anni amministratore comunale e ideatore di numerose iniziative associative e di solidarietà.
«Oggi parliamo di convivenza con la disabilità dentro tutti i luoghi, scuola, lavoro non solo quello della comunità – ha spiegato l’assessore Marco Fenaroli –. Oggi premiamo la dedizione alla cura di persone che si sostenere le difficoltà delle persone disabili, sia attraverso le associazioni sia come caregiver. Siamo una città ricca di problemi, ma anche di risposte spesso geniali come quelle avute da de Tavonatti».
La cerimonia
A ricevere il premio, dalle mani , tra gli altri, dell’assessore Andrea Poli e del vicepresidente del consiglio di Regione Lombardia Emilio Del Bono, le associazioni «Issanda onlus», per la promozione di momenti e occasioni di socializzazione, «Amici del mare», per il supporto alle famiglie e ai disabili, l’«Orchestra giovanile bresciana», per l’impegno all’inclusione, e quattro caregiver (novità dell’edizione del premio): Sandra Inverardi, Simona Bulla, Caterina Fabiana Galdini e Lucia Ministrini. Comportamenti che per molti vengono naturali, ma riconoscerli significa dire grazie e diffondere un messaggio positivo.
La signora Bulla, infatti, segue il fratello disabile e, da quando la madre è morta nel 2020 per il Covid, lo ha accolto nella sua casa con il marito Dalmazio e il figlio Carlo: «Sono molto emozionata è stata una sorpresa per me. Mi dedico a mio fratello e per me è normale farlo, chi fa di più sono mio marito e mio figlio che potrebbero fare molto meno. Pensavo per loro potesse essere un peso, uno sforzo, un impegno troppo gravoso, invece è un gesto d’amore incredibile».
Sul palco per ritirare il premio all’associazione Issandra Onlus è salita Luisa Mondini: «Issandra è un nome swahili: significa ponte di liane – ha raccontato la volontaria –. È un ponte traballante, ma molto forte e rappresenta al meglio la nostra associazione. Certe volte traballiamo, ma riusciamo a restare in piedi. Da 34 anni ci occupiamo di persone disabili. Organizziamo feste, momenti ludici, camminate solidali per sollevare un po’ le famiglie e far divertire le persone disabili».
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