Caso ospedale Civile-A2A, tre mesi per trattare sul ricorso d’urgenza

La causa dell’Asst che reclama 39,4 milioni resta, ma inizia la mediazione sui servizi erogati oggi: nuova udienza il 16 ottobre
Una panoramica dell'ospedale Civile di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Una panoramica dell'ospedale Civile di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Che dodici giorni fossero un tempo troppo stretto per ricucire un rapporto rovinato (da un carteggio chilometrico di dissapori e da posizioni granitiche impresse su carte bollate) era già stato messo in conto da entrambe le parti. E, infatti, l’udienza che ieri mattina ha visto i legali dell’ospedale Civile di Brescia e di A2A presentarsi di fronte al giudice Angelica Castellani è stata fulminea. L’invito, almeno per quel che riguarda il ricorso d’urgenza presentato dalla multiutility, è a sedersi attorno a un tavolo e a trattare. Per poi ritrovarsi in tribunale il 16 ottobre, a bocce ferme.

Pagamenti sospesi

L’oggetto del contendere, in questo caso, è il secondo dei due capitoli che vedono contrapposte due delle aziende più importanti della città, lo stesso che vede i ruoli invertiti. Se all’inizio a chiamare gli avvocati e a portare i carteggi in via Lattanzio Gambara è stata l’Asst – che continua a reclamare 39,4 milioni di euro già versati alla società e al centro della «causa madre» – il 10 luglio è stata A2A a depositare un ricorso d’urgenza. L’oggetto: da oltre 18 mesi l’ospedale ha interrotto i pagamenti della fornitura. Se il pomo della discordia passata dev’essere sciolto durante il dibattimento, bisogna però capire cosa fare d’ora in avanti: la multiutility, infatti, continua a fornire il servizio, ma senza essere pagata: il conto delle bollette insolute ha superato i 9 milioni di euro.

La mediazione

Nasce da qui la richiesta al giudice: la società deve proseguire a farlo o, al contrario, può interrompere il servizio anche se si tratta di pubblica utilità? Uno snodo che va così di fatto a dividere il contenzioso in due fronti. E sul quale una mediazione, seppur glaciale, è iniziata. Non a caso l’ospedale ha accantonato esattamente la somma dovuta in vista di un saldo che i vertici sanno di dover, prima o poi, versare alla società.

Due delle sei caldaie della Centrale nord di A2A forniscono vapore all'ospedale - © www.giornaledibrescia.it
Due delle sei caldaie della Centrale nord di A2A forniscono vapore all'ospedale - © www.giornaledibrescia.it

Lo snodo «contratto»

In buona sostanza, il Civile ha chiesto la restituzione di oltre 39,4 milioni di euro di bollette, vale a dire l’intero importo versato alla multiutility dal 1° luglio 2019 al 31 dicembre 2023 per il servizio di teleraffrescamento che è stato sì erogato, ma senza contratto perché quello precedente era scaduto. Come è possibile? Perché di fronte alla richiesta di «una significativa rinegoziazione di alcune clausole» – si legge nell’atto di citazione firmato dallo studio Angelini e associati per conto della struttura ospedaliera – A2A ha chiuso la porta, reputando la strada impercorribile. Come pure la multiutility è accusata di aver respinto al mittente la proposta di procedere con la sottoscrizione di un «contratto-ponte», una regolarizzazione che rappresenta un requisito necessario per essere in regola con la normativa della pubblica amministrazione.

Le posizioni

Per il momento, i vertici del presidio sanitario non hanno nessuna intenzione di compiere un passo indietro e di ritirare la causa che ha scandito il «La» al maxi contenzioso. E, d’altra parte, A2A è salda sulle sue posizioni. Tanto che i legali hanno depositato la rispettiva documentazione giuridica, tecnica ed economica. Ribadendo che ritiene «del tutto infondata e pretestuosa tale richiesta, poiché il servizio di teleraffrescamento, essenziale per la sicurezza dei pazienti, è stato garantito senza interruzioni e sostenendone per intero i costi. A2A contesta quindi la pretesa di restituzione, rivendicando la correttezza del proprio operato». Insomma, la mediazione è iniziata. Ma è chiaro che si tratta di un dialogo da ricostruire daccapo.

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