Mozione Ramelli, Manlio Milani: «Si è voluto creare una frattura»

«Il problema non è dedicare qualcosa a Sergio Ramelli», il tema di fondo, secondo Manlio Milani, presidente dell’associazione Familiari dei caduti di piazza Loggia, è «perché non se ne è potuto discutere».
Lo sottolinea all’indomani dall’approvazione - da parte del Consiglio provinciale - della mozione presentata da Daniele Mannatrizio e Tommaso Brognoli di Fratelli d’Italia per intitolare un immobile della Provincia allo studente milanese ucciso nel 1975 in seguito all’aggressione di un gruppo di Avanguardia Operaia. Mozione saltata il 30 luglio per il mancato raggiungimento del numero legale.
Secondo Milani la città in questi anni «di gesti ne ha fatti tanti» (come «l’inaugurazione, nel 2014, alla presenza dell’allora presidente della Camera Boldrini del tratto di Memoriale delle vittime del terrorismo con la formella di Ramelli»), ma ora «si è voluto provocare una frattura. E questo è inaccettabile. Le cose vanno collocate nel loro contesto storico per poter andare oltre. Ma quando si insiste si vuole accentuare la contrapposizione e negare la via della riconciliazione. Io penso a ricostruire una memoria fatta di tante memorie che in quanto tali diventano memoria pubblica riconosciuta».
Ieri le reazioni alla delibera non si sono fatte attendere: «La mozione Ramelli votata dalla maggioranza del Consiglio provinciale è uno sfregio intollerabile alla Costituzione», sostengono Anpi, Fiamme Verdi, Cgil Brescia, Cgil Valle Camonica Sebino, Cisl, Uil, Acli Brescia, Provincia bene comune, Partito democratico Brescia, Sinistra Italiana, Azione, Avs, Rifondazione Comunista, Al lavoro per Brescia, Partito comunista, Movimento 5 Stelle, Europa Verde, Verdi Brescia, + Europa, Italia Viva e Libertà e Giustizia.
«In questo atto - proseguono - non c’è nessuna volontà di commemorare una vittima innocente, bensì di rivendicare identitariamente i propri valori di riferimento. Una scelta vergognosa e ipocrita, in totale disprezzo di tutte le altre vittime innocenti dimenticate, nella logica politica imperante di questo tempo secondo cui la maggioranza si prende tutto, anche le proprietà di Enti statali».
Secondo Brescia Anticapitalista la mozione «ha aperto la questione dell’odonomastica: vogliamo impegnarci per "ripulire" l’odonomastica di Brescia dalla zavorra rappresentata da nomi appartenenti a una cultura antiquata e antidemocratica che non rende giustizia al sentire maggioritario della nostra cittadinanza, ispirato ai valori della tolleranza democratica, dell’antifascismo, del rifiuto della guerra. Che - propongono - a tutte le entrate della città venga aggiunta, sotto il nome "Brescia", la scritta "Comune antifascista". Lo stesso per gli altri comuni della provincia».
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