Maxi truffa e riciclaggio, il ruolo del «miliardario» bresciano
Cinesi ma non solo. Per riciclare denaro frutto delle fatture false i fratelli bergamaschi Luca e Daniele Bertoli – fermati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Brescia – utilizzavano anche un canale bresciano.
Secondo chi indaga si affidavano infatti ad un 55enne soprannominato «il miliardario». Gestore di fatto di una società formalmente intestata alla moglie e con sede in città a Borgo Wührer, per gli inquirenti è strettamente collegato ad una società cartiera emersa durante le indagini scaturite dalla denuncia dell’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze.
Il legame con Bertoli
Sarebbe stato proprio il bresciano nell’aprile scorso a recuperare il numero di telefono di Luca Bertoli «evidentemente conoscendo il suo mestiere di riciclatore professionista» scrive la Procura.
L’incontro tra Luca Bertoli e l’imprenditore bresciano si era concluso positivamente. «Luca si mostrava subito entusiasta dell’inizio della collaborazione dal momento che il bresciano evidentemente gli aveva anticipato numerosi servizi, così da assicurare ai due fratelli uno stipendio» è la ricostruzione delle forze dell’ordine.
Sarebbero stati ricostruiti diversi episodi di riciclaggio che hanno coinvolto il bresciano il quale, stando agli atti dell’inchiesta, agiva da intermediario di una società e in concorso con una donna cinese «consentiva alla società di evadere le imposte sul reddito e sul valore aggiunto emettendo fatture relative ad operazioni oggettivamente inesistenti per oltre 165mila euro».
Inizialmente però, il bresciano non avrebbe mostrato totale fiducia nel meccanismo di riciclaggio realizzato dai fratelli Bertoli «tanto è vero che sin dall’inizio aveva preteso di ricevere il denaro prima ancora di disporre il bonifico a pagamento della falsa fattura» scrivono i pm.
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