Maione: «Pro e contro nel Garda che diventa soggetto giuridico»

Le associazioni, i ricercatori, gli scienziati e i professori universitari hanno prodotto dati, scritto e pubblicato studi, e - infine - formulato la proposta: inquadrare il lago di Garda come «soggetto giuridico» per salvarlo dalla trappola di resort e cemento, ma anche per tutelare le sue acque, la biodiversità e la natura. Anche perché, ad oggi, il cemento si «mangia» oltre due metri quadrati al secondo. E le istituzioni cosa rispondono? Non un «no» secco. Piuttosto un «parliamone insieme».
Il movimento dal basso, supportato e amplificato da quanto emerso nell’inchiesta transfrontaliera «Green to gray», per la Regione Lombardia non è un segnale da ignorare. Lo conferma l’assessore titolare della delega ad Ambiente e Clima, Giorgio Maione. «Io dico che sono disponibile ad approfondire l’idea e a ragionarci. Al momento, in questa strada vedo dei pro e dei contro. Iniziamo dal lato positivo e propositivo: la richiesta di semplificazione rivolta alla tutela è corretta. Basti pensare alle acque, un tema sul quale sono coinvolte tre Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente differenti, il Mase, le Ats e altri soggetti: un affollamento di competenze che a volte può rappresentare un problema».
L’altro esempio che l’assessore mette sul tavolo è la costituzione delle cosiddette «strade blu», beni da proteggere in quanto reputati custodi di una storia e colonne portanti dell’identità collettiva, e delle «strade verdi»: tutte opere che guardano alla tutela e al ripristino che faticano ad arrivare a realizzazione in tempi rapidi. «È corretto, quindi, ricercare regole comuni e avere linee guida comuni, ma c’è un rischio» rimarca Maione.
Eccolo: «la sovrapposizione di ruoli e di competenze. Io credo che si debba partire dal ragionare insieme su obiettivi e percorsi comuni per quel che riguarda innanzitutto i temi principali, che sono la qualità delle acque, i trasporti e il comparto turistico». E lo snodo cementificazione? «Il tema del consumo di suolo ora è stato normato con degli indici, sui quali i sindaci sono i primi a vigilare. Chiaro è che certi errori del passato non possono più ripetersi, ma altrettanto chiaro è che, purtroppo, sui diritti edificatori acquisiti nulla si può fare, perché sono appunto ormai acquisiti. Sulla proposta sono disponibile comunque a confrontarmi con i colleghi di Veneto e Trentino». n.f.
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