Israele attacca reattore ad Arak, l’Iran colpisce Tel Aviv e un ospedale

La Redazione Web
Raid mirati dell’aviazione israeliana contro impianti nucleari iraniani mentre da Teheran i missili danneggiano un ospedale e diversi edifici a Tel Aviv. Trump valuta azione, ma lo spettro dell’Iraq rallenta le decisioni
Il reattore di Arak dall'alto - Foto Ansa/Epa/Maxar Technologies © www.giornaledibrescia.it
Il reattore di Arak dall'alto - Foto Ansa/Epa/Maxar Technologies © www.giornaledibrescia.it
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Secondo i media iraniani, i caccia israeliani hanno attaccato il reattore di Arak. Nella notte l’Idf aveva diffuso un messaggio in farsi avvertendo la popolazione di spostarsi dall'area perché sarebbe stata colpita. Sempre l’Idf in mattinata ha confermato l’attacco alla struttura di contenimento del reattore, componente chiave per la produzione di plutonio.

Il reattore

Il reattore ad acqua pesante di Arak si trova 250 km a sud-ovest di Teheran. L’acqua pesante contribuisce al raffreddamento dei reattori nucleari, ma produce plutonio come sottoprodotto che può potenzialmente essere utilizzato nelle armi nucleari. Ciò offrirebbe all’Iran un’altra via per la bomba, oltre all’uranio arricchito, qualora decidesse di sviluppare un’arma nucleare. Nell’ambito dell'accordo sul nucleare del 2015 con le potenze mondiali, l’Iran aveva concordato di riprogettare l’impianto per alleviare i timori di proliferazione, riporta il Guardian.

Gli attacchi

Il portavoce dell’esercito israeliano ha fatto sapere che 40 aerei da combattimento hanno attaccato decine di obiettivi militari con oltre 100 bombe durante la notte. L’Aeronautica militare ha anche colpito «un sito utilizzato per lo sviluppo di armi nucleari a Natanz, dove si trovano componenti e attrezzature uniche utilizzate per lo sviluppo di armi nucleari e dove vengono sviluppati progetti che consentono di accelerare il programma nucleare».

Colpito un ospedale israeliano

Nel frattempo, missili iraniani sono riusciti a bucare stamattina le difese israeliane colpendo diverse zone del centro e del sud del Paese, compreso un ospedale di Be’er Sheva e alcuni edifici di Tel Aviv mentre nella notte lo Stato ebraico aveva lanciato nuovi raid aerei su Teheran.

Il ministro della Salute israeliano, Uriel Bosso, ha commentato l’attacco all'ospedale Soroka di Beersheva affermando che si è trattato di «un atto di terrorismo e del superamento di una linea rossa. Un crimine di guerra del regime iraniano, deliberatamente commesso contro civili innocenti e contro équipe mediche impegnate a salvare vite umane». Il ministero della Salute fa sapere di essersi preparato in anticipo e, grazie alle azioni immediate di evacuazione intraprese, «è stato evitato un disastro gravissimo».

Usa

Sul fronte americano, dopo le indiscrezioni riguardanti il presidente Donald Trump, sembra che questi voglia una rapida azione militare in Iran. Tuttavia, lo spettro dell’Iraq, che avrebbe dovuto essere una guerra lampo, pesa su una Washington divisa.

Il ricordo della «missione compiuta» annunciata da George W. Bush brucia ancora dopo che nel conflitto sono complessivamente morti 4.000 americani e 100.000 iracheni. A tracciare il parallelo è il New York Times, sottolineando che il paventato attacco a Fordow, che sulla carta appare semplice, comporta invece molti rischi. Uno di questi è la maxi bomba non riesca a portare a termine il risultato sperato. C’è poi il pericolo di quello che potrebbe accedere dopo, con il rischio di attacchi iracheni ai 40.000 militari americani dispiegati in Medio Oriente. Senza contare che gli aerei B-2 dalla base Diego Garcia o dal Missouri potrebbero essere abbattuti. I velivoli voleranno di notte e saranno probabilmente affiancati da caccia per proteggerli. Fra gli altri rischi ci sono quello di una catastrofe nucleare e il terrorismo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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