Gli inquilini Aler in protesta: «Case al freddo e al buio»

Per diversi mesi invernali hanno sopportato le caldaie rotte e non c’è stato verso di intravedere una soluzione. Qui torre Raffaello: «Io sono tre anni che segnalo, ho una bimba piccola che ha sempre la bronchite. Risultato? Zero». Una piccola storia, il capo di un filo che – a tirarlo – racconta un pezzetto di questo tempo, in particolare delle famiglie con figli a carico che ormai vivono in affitto, a fatica. Ma anche dell’insostenibilità crescente dell’accesso alla casa, perché l’ascensore sociale non è solo fermo: torna indietro. Non sale: scende.
E le famiglie scivolano sempre più nella soglia della povertà economica che si intreccia a quella abitativa. Nel caso di chi abita nelle case popolari, poi, l’ascensore spesso non sale né scende: è rotto. E lamentare il deficit di manutenzione o di ascolto è diventata una specie di nenia: «Mi hanno detto di smetterla di telefonare, perché la segnalazione è già stata notificata, ma qui non si vede ancora nessuno e nella stanza da letto in cui dormo insieme alle mie bambine il muro è pieno d’acqua e totalmente scrostato» racconta una mamma di casa al civico 6 di via Rizzi, a Sanpolino.
Qui via Carpaccio: «Tutti cerchiamo di tamponare gli spifferi d’aria sistemando delle salviette sotto le finestre. Non abbiamo lo scambiatore di calore, sa cosa significa? Che dobbiamo tenere acceso il riscaldamento anche d’estate, altrimenti restiamo senza acqua calda. E le spese lievitano». Quanto? Troppo per chi vive con una pensione di invalidità o con una pensione striminzita e fatica già a pagare un affitto a canone popolare: 2.200 euro di conguaglio condominiale, «a fronte di 135 euro di spese versate ogni mese. E ci sono persone al buio».
In città
La mappa delle situazioni più critiche concentra nella zona di San Polo i puntini rossi (dalle torri Raffaello, Michelangelo, Cimabue a via Robusti), ma la protesta degli inquilini che abitano nelle case gestite dall’Aler (in parte di proprietà della stessa Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, in parte di proprietà comunale) si sta via via allargando a buona parte della città: Sanpolino, Primo Maggio, Urago Mella.
Una mobilitazione che «riguarda centinaia di famiglie», precisa Umberto Gobbi di Diritti per tutti, e che ieri è entrata nell’Aula del Consiglio comunale per chiedere «più attenzione». Ma soprattutto, come esplicita Cinzia Comelli (a capo del comitato degli inquilini), per ribadire alle istituzioni: «Noi siamo stanchi di essere trattati come cittadini di serie C. Abbiamo una dignità, la meritiamo e la vogliamo».
In Aula
Lo slogan della rivendicazione lo hanno affidato a una serie di striscioni esibiti in Aula: «Aler? Manutenzione zero, spese triplo zero». Nessun disordine: il gesto in Consiglio è durato giusto un minuto, ma il momento era simbolico. All’ordine del giorno, infatti, c’era la delibera che ha prorogato fino a giugno l’affidamento della gestione degli alloggi erp (edilizia residenziale pubblica) all’Aler. Una delibera che non è stata discussa né presentata, ma semplicemente votata. La ragione la spiega – a margine – l’assessore alle Politiche sociali Marco Fenaroli: «Servono sei mesi di tempo per riscrivere la convenzione, ora si apre la fase di discussione con l’Aler: bisogna chiarire bene quali manutenzioni sono a carico degli assegnatari e quali in capo all’Azienda o al Comune».
Inutile girarci attorno: «È il momento di affrontare i nodi di un patrimonio vecchio». Il presidente dell’Aler, Amedeo Ghidini, apre le porte: «Io sono sempre disponibile ad incontrare gli inquilini. La prossima settimana andrò di persona a fare un sopralluogo a San Polo insieme al nostro responsabile della manutenzione. Bisogna però tenere presente che le spese condominiali devono fare i conti anche con l’impennata dei costi dell’elettricità. Inizieremo poi il confronto sulla convenzione». Ma nel frattempo? Ancora Fenaroli: «È chiaro che per quel che riguarda la contingenza non si potranno certo attendere sei mesi: lavoreremo insieme».
Assemblea
Il paradosso è dover vivere in una casa che non è di proprietà, che non si può curare né riscattare. Una casa che non ti riscalda. «Vorremmo sapere i soldi delle manutenzioni come vengono spesi, perché in via Carpaccio sono quarant’anni che non vengono eseguite le manutenzioni. Una bimba di un anno e mezzo è venuta a trovare la sua nonna: appena fuori dalla porta di casa sono cascati due sassi. Siamo stanchi e stufi».
Per questo gli inquilini, pur apprezzando il dialogo intavolato dalla Loggia, chiedono «più attenzione, più controlli e verifiche». E stavolta non intendono più essere troppo pazienti: entro i primi giorni di dicembre si riuniranno in un’assemblea pubblica alla Casa delle Associazioni (via Cimabue) e, nel frattempo, hanno indetto lo sciopero delle spese condominiali: «Apriremo un fondo in cui depositeremo i soldi. Ma non li verseremo all’Aler finché le manutenzioni non verranno eseguite, almeno quelle più urgenti» conferma Comelli. In parallelo, un gruppo di inquilini sta «studiando» e valutando anche la via della class action, perché «forse non servirà, ma informarsi non costa nulla...».
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