Furto al Louvre, Guerri: «Collezionisti pronti a tutto per quei pezzi»

Il presidente del Vittoriale ricorda l’analogo colpo a Gardone Riviera: dal «D’Annunzio Segreto» sparirono 49 gioielli
Il Louvre chiuso al pubblico dopo il furto - Foto Ansa/Mohammed Badra © www.giornaledibrescia.it
Il Louvre chiuso al pubblico dopo il furto - Foto Ansa/Mohammed Badra © www.giornaledibrescia.it
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La stampa internazionale l’ha definito il colpo del secolo, esattamente come nel 1911 Le Petit Parisien descrisse il furto della Gioconda come il «trafugamento più celebre del ’900». Una serie di rilievi e rimandi connette un Louvre ancora sotto choc, all’indomani del clamoroso furto di gioielli dalla galerie d’Apollon, al Vittoriale degli Italiani, casa di quel D’Annunzio che scrisse «bravo» al ladro Vincenzo Peruggia e che, leggenda vuole, si tenne il capolavoro di Leonardo in casa per due giorni ad Arcachon.

Notizia peraltro mai confermata, ma che contribuì a diffondere lo stesso D’Annunzio scrivendo nel «Libro ascetico» una frase alquanto sibillina: «...la Gioconda fu da me restituita per sazietà e per fastidio, come tutti sanno e come tanti temono di approfondire».

Il colpo sul Garda

Ad ogni modo non è la sola figura del Vate a generare nei bresciani un’immediata associazione, quanto le cronache del marzo 2024, quando il Vittoriale fu protagonista di un blitz non dissimile – per laboriosità – a quello di Parigi, ingegnato da ignoti ladri per trafugare, anche in quel caso, gioielli: 49 pezzi del maestro orafo Umberto Mastroianni, al centro di una mostra in fase di disallestimento nello spazio «D’Annunzio Segreto».

Una ferita che per il presidente del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, non si è tuttora rimarginata.

Presidente come ha reagito alla notizia del furto al Louvre?

Mi ha scosso. È un dolore per tutti, perché quando beni di altissimo valore, non soltanto economico, scompaiono, la collettività viene privata della loro fruizione. E ciò comporta un danno gravissimo.

A colpire è anche la modalità con cui questo colpo è stato messo a segno.

Nell’immaginario il Louvre dovrebbe essere come Fort Knox e invece eventi di questo tipo accadono. E non è stato nemmeno l’unico episodio. Penso ovviamente alla clamorosa scomparsa della Gioconda, un trafugamento che coinvolse indirettamente D’Annunzio, che vi dedicò innumerevoli pagine.

Anche il Vittoriale, suo malgrado, è finito nel mirino dei ladri. Ci pensa ancora?

È difficile parlarne. Per me è stato un grande dolore, solo in parte attenuato dal fatto che i pezzi trafugati non fossero parte della nostra collazione. Il danno, in ogni caso, è stato incommensurabile.

Chi c’è dietro questi colpi così eclatanti? Che mercato hanno i pezzi rubati?

In questi casi ci si trova di fronte a furti su commissione. Ci sono collezionisti disposti a tutto per possedere quelle cose e disporne unicamente per il proprio godimento. C’è in alternativa il caso di bande pronte a vendere quanto trafugato al miglior offerente. È l’eventualità peggiore, perché si può arrivare anche alla distruzione delle opere, per trafficarne le pietre preziose o i metalli.

A marzo 2024 aveva annunciato un incremento dei sistemi di sicurezza al Vittoriale: è stato così?

La sicurezza è un tema imprescindibile. Le istituzioni museali hanno due funzioni: conservare e valorizzare. Della conservazione fa parte anche la necessità di tutela rispetto ai tentativi di furto. Con telecamere ovunque e un collegamento diretto sia alle forze dell’ordine sia alla sorveglianza privata abbiamo reso il Vittoriale inaccessibile.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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