Fratelli d’Italia attacca Brescia Musei: «Gestione fallimentare»

Un bilancio che «non convince», una narrazione «troppo trionfalistica» e che «stride con la realtà»: il destinatario del messaggio è la Loggia e sul banco degli imputati c’è l’operato della Fondazione
In pinacoteca © www.giornaledibrescia.it
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Un bilancio che «non convince», una narrazione «troppo trionfalistica» e che «stride con la realtà»: il destinatario del messaggio è la Loggia e sul banco degli imputati c’è l’operato della Fondazione Brescia Musei. A convocare la stampa è Fratelli d’Italia: il gruppo consiliare in Loggia mette nel mirino la gestione culturale della città e lo fa con un’analisi numerica e politica che ha coinvolto anche il coordinamento cittadino del partito.

Perdite

È il capogruppo Mattia Margaroli ad aprire il j’accuse: «Abbiamo esaminato i numeri delle mostre su Giacomo Ceruti e sul Rinascimento e sono emerse perdite nette. Dopo la nostra conferenza, la sindaca e la presidente di Brescia Musei hanno risposto con una conferenza in pompa magna, bollando i nostri dati come male interpretati. Ma i numeri sono chiari». A quali si riferisce? In primis il confronto è con Bergamo, coprotagonista nel 2023 del titolo di Capitale italiana della cultura: «Una città sembra essere stata Capitale davvero, l’altra no» affonda Margaroli. Che sfodera poi i dati: nel passaggio dal 2023 al 2024, la Fondazione Bs Musei registra una contrazione di oltre 3,1 milioni di euro nell’attività economica generale. «Un calo che riflette un’offerta culturale che non attira più, né bresciani né turisti».

Bilanci

A rincarare la dose ci pensa Carlo Andreoli: «I bilanci si devono leggere, non edulcorare. Si parla di un utile di 38mila euro? È dovuto a minori tasse, non a maggiore efficienza. C’è una contrazione economica grave e quasi mezzo milione è legato al numero minore di biglietti venduti. La verità è semplice: le persone non vanno a vedere le mostre. Dove sono gli obiettivi? Chi si prende la responsabilità dei fallimenti?».

Andreoli parla apertamente di una «perdita di credibilità» della Fondazione e cita anche il calo del 5x1000. «C’è questa tendenza a raccontare una città sempre virtuosa, sempre modello, come se fossimo a Beverly Hills. Ma la Giunta farebbe bene a ridimensionarsi». E il paragone con il Vittoriale, che continua a crescere, è l’esempio scelto.

Confronto con Bergamo

L’analisi comparativa con Bergamo prosegue: lì nel 2024, pur non essendo più come Brescia «città Capitale», le vendite dei biglietti sono aumentate. Un risultato che, secondo FdI, nasce da un lavoro costante: digitalizzazione dei contenuti, apertura al mondo accademico, coinvolgimento di cooperative sociali. «Scelte intelligenti che riconosciamo, pur non essendo neppure lì del nostro colore politico» sottolinea Andreoli.

Nini Ferrari prende di mira il tono della replica istituzionale: «Ci colpisce l’atteggiamento trionfalistico. Non hanno smentito i nostri numeri, hanno semplicemente detto che fanno welfare culturale, come se questo esonerasse dal dovere di portare risultati». E sui musei gratis ribatte nel dettaglio: «Brescia può permettersi l’ingresso gratuito grazie ai dividendi A2A. La Provincia no. Ma invece di fare la lezione, si dovrebbe collaborare di più. La Provincia è pronta a fare da facilitatore: l’iniziativa “Una notte, un museo” ne è un esempio. Il Diocesano ha aderito, i civici no. E magari, con una bigliettazione integrata, qualche turista dal Garda arriverebbe anche in città».

Anche Giovanni Posio rilancia, evocando il rischio di restare chiusi nel recinto del provincialismo. «Un anno fa abbiamo firmato un Protocollo d’intesa con Bergamo, presentato con tutti i crismi. Ma a oggi - domanda Posio - cosa stiamo facendo? Quali azioni ne sono nate? Zero. Serve più umiltà - dice - e un po’ di testa fuori dal buco».

Commissione 

Dopo mesi di attesa, intanto, martedì si riunirà la Commissione consiliare richiesta da FdI a giugno. Sarà però senza streaming. «Tempismo perfetto», ironizzano i consiglieri.
Il gruppo consiliare ricorda infine che oltre 3,7 milioni di euro arrivano ogni anno dal Comune alla Fondazione Brescia Musei. «Non è una guerra alla cultura - conclude Margaroli - ma una richiesta di serietà. I numeri non mentono. E chi governa deve dar conto anche di ciò che non funziona».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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