«Fermare la carneficina», il monito di Trump sulla guerra in Ucraina

L'Ucraina festeggia il giorno dell'indipendenza – raggiunta nel 1991, segnando così il destino dell'Unione Sovietica – e da tutto il mondo piovono messaggi di felicitazioni, Cina inclusa. Naturalmente è una prassi diplomatica. Ma data la situazione, forse vale qualcosina in più.
Non a caso Volodymyr Zelensky ha pubblicato le missive sui social. Donald Trump ha usato parole molto nette. «È venuto il momento di porre fine a una carneficina senza senso», si legge. «Gli Stati Uniti sostengono un accordo negoziale che porti a una pace duratura, che fermi lo spargimento di sangue e salvaguardi la sovranità e la dignità dell'Ucraina». The Donald, al momento, pare tenere la barra dritta. «Un'Ucraina unita non sarà mai più costretta nella storia a quella vergogna che i russi chiamano compromesso: abbiamo bisogno di una pace giusta», ha sentenziato Zelensky in occasione dei festeggiamenti. «Quale sarà il nostro futuro, solo noi possiamo deciderlo. E il mondo lo sa. E il mondo lo rispetta. Rispetta l'Ucraina».
Ukraine is now in the fourth year of the full-scale war, preserving its independence, its sovereignty, and our state’s ability to achieve – and keep achieving – the necessary results.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 24, 2025
We are confident that we will withstand this war – the Ukrainian state, the Ukrainian people.… pic.twitter.com/ONnBDJwHfn
A corollario, si è tenuta una riunione dei ministri degli Esteri del G7 in cui si è fatto il punto sulle garanzie di sicurezza. «In occasione della Giornata dell'indipendenza, l'Ue si unisce ai partner del G7 per inviare un chiaro messaggio di sostegno incondizionato: l'Ucraina è una democrazia vivace sotto attacco e la Russia deve porre fine alle uccisioni e dimostrare una reale volontà di pace», ha sottolineato l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas dopo il vertice. «L'Ucraina merita un futuro sicuro e indipendente, libero dalla guerra e dalla paura».
La replica
A ribattere è il coriaceo capo della diplomazia russa Serghei Lavrov. Da giorni tiene banco sui media, gettando secchiate d'acqua gelida sulle prospettive di un accordo in tempi brevi. I Paesi occidentali «stanno tentando di bloccare i colloqui di pace» e Mosca si augura che questi tentativi «siano sventati», attacca, salvo poi frenare nuovamente sul bilaterale Putin-Zelensky, ribadendo - mettendo questa volte le parole in bocca allo zar stesso - che «gli incontri al massimo livello, i vertici, soprattutto tra i leader di Russia e Ucraina, devono essere preparati molto bene». «Abbiamo suggerito di elevare il livello delle delegazioni che si sono incontrate e si incontreranno a Istanbul per affrontare questioni specifiche che devono essere portate all'attenzione del presidente Putin e Zelensky». Quindi calma e gesso. L'insistenza di Zelensky sul bilaterale con Putin, la frecciata di Lavrov, «è solo un gioco del presidente ucraino, vuole teatralità».

Poi certo, non è che sul fronte occidentale fili sempre tutto liscio. Il Pentagono – stando al Wall Street Journal – ha bloccato per mesi l'uso di missili a lungo raggio da parte dell'Ucraina per colpire in profondità la Russia. Secondo le fonti una procedura di approvazione ad alto livello del Dipartimento della Difesa ha impedito infatti a Kiev, dalla tarda primavera, di lanciare Atacms contro obiettivi russi. Zelensky ha ribattuto precisando che l'Ucraina ha utilizzato «le proprie armi» per questo tipo di operazioni e non si consulta con Washington al riguardo. D'altra parte non è un mistero che lo sviluppo dei droni domestici a lungo raggio è stato deciso proprio per aggirare le restrizioni, applicate non solo dagli Usa.
The Pentagon has for months been blocking Ukraine’s use of long-range missiles to strike inside Russia, U.S. officials said https://t.co/dWCGJulPcT
— The Wall Street Journal (@WSJ) August 23, 2025
In questo quadro i negoziati sulle benedette garanzie di sicurezza proseguono e Antonio Tajani, ribadendo il «pieno sostegno» dell'Italia a Kiev, ha precisato che «si stanno facendo dei passi in avanti sulla proposta italiana di dare garanzie sul modello dell'articolo 5 della Nato, con la presenza americana». «Noi - ha ricordato - non siamo per inviare truppe ma potremmo dare un contributo importante».
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