Cronaca

La calda estate dei viaggi in treno: cantieri, chiusure, caos e ritardi

Difficili i collegamenti verso Roma, Milano, Venezia, Edolo e Parma, con rallentamenti, bus sostitutivi e tempi allungati: per molti viaggiare è un percorso a ostacoli
Disagi in stazione a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Disagi in stazione a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Un’estate rovente per chi viaggia in treno. Tra chiusure, ritardi, bus sostitutivi e percorsi alternativi, anche il Bresciano è travolto dai disagi legati ai 1.200 cantieri aperti lungo i 16 mila chilometri della rete ferroviaria italiana. Un’ondata di lavori resa possibile dai fondi del Pnrr, che però sta mettendo in ginocchio l’intero sistema. «È un percorso a ostacoli per i passeggeri – lamenta Dario Balotta, portavoce di Europa Verde ed esperto di trasporti – e Brescia ne paga le conseguenze».

Venezia-Milano

Il disagio più evidente è la soppressione della relazione diretta Venezia-Milano dagli inizi di agosto: «I treni da Venezia arriveranno già in ritardo a Brescia – spiega Balotta – e chi partirà da qui non potrà più contare su un’offerta regolare ed efficiente». In particolare la chiusura della tratta Verona-Vicenza, che costringerà i convogli a percorrere tracciati alternativi, comporterà un significativo allungamento dei tempi di viaggio, anche di un’ora. Le ripercussioni si faranno sentire sia sulla Verona-Brescia-Milano, una delle direttrici più frequentate dai pendolari, sia sulla Brescia-Venezia, rallentata dagli stessi effetti a catena. «Chi partirà da Brescia – sottolinea Balotta – subirà i ritardi causati da quei lavori, perché il traffico ferroviario sarà rallentato lungo tutto l’asse est-ovest».

Disagi a raffica

Altri disagi si registrano già sulla Brescia-Parma, ancora carente di interventi di modernizzazione e servita in parte con autobus sostitutivi, che allungano i tempi e non offrono la stessa affidabilità del treno. Riguardo alla Brescia-Bergamo-Lecco, la chiusura interessa solo il tratto Bergamo-Lecco, ma le interruzioni stanno provocando disagi a non finire. Disagi a cui sono ormai abituati da mesi anche i viaggiatori della Brescia-Edolo, chiusa nella tratta tra Marone e la Valcamonica. Ritardi quotidiani si registrano per Roma, a causa dei lavori tra Firenze e la capitale.

Sul versante milanese, il passante ferroviario non è completamente chiuso, ma alcune stazioni non sono accessibili e questo complica i collegamenti anche per chi parte da Brescia.

«I bus sostitutivi non sono una vera alternativa – prosegue Balotta –. Hanno tempi di percorrenza più lunghi, non possono caricare biciclette e, nei fine settimana, restano bloccati nel traffico. Non si può chiudere tutto senza un piano chiaro né opzioni valide: è una gestione scoordinata che colpisce i territori più dinamici come il nostro».

Le ricadute

Le ricadute dei cantieri sui binari italiani toccano anche il trasporto merci, già in calo del 4% nel primo semestre 2024. Fermerci, l’associazione del comparto, ha chiesto al Governo un fondo straordinario fino al 2026. «Più traffico su gomma significa più incidenti, più inquinamento, più costi sociali. Il paradosso è che gli investimenti dovevano potenziare la ferrovia, ma stanno ottenendo l’effetto contrario».

Secondo Balotta la logica dei cantieri è completamente sbagliata: «In passato le chiusure totali erano un’eccezione. Si lavorava di notte, nei weekend, si evitava di fermare intere linee. Ora si chiude tutto per settimane. Un approccio che scoraggia l’uso del treno, mentre servirebbe proprio l’opposto». Il confronto con l’estero è impietoso: «In Svizzera e in Germania i lavori sono pianificati per ridurre i disagi, anche se ciò significa allungare i tempi. Da noi si fa tutto insieme, senza personale sufficiente».

L’istituzione dell’Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali, voluto dal Mit il 2 luglio scorso, non convince l’esponente di Europa Verde: «È una nuova sovrastruttura che non risolve problemi», attacca Balotta.

Il termine ufficiale per completare i lavori del Pnrr è il 2026, ma già si parla di proroghe al 2027. Intanto, chi ogni giorno prende il treno da Brescia si muove dentro un sistema che, più che correre, sembra arrancare.

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