Espulsioni, il questore: «Provvedimenti nel rispetto della legge»

Il bilancio dei primi tre mesi di attività di Paolo Sartori, compresi dubbi e controversie sulle norme e la loro concreta applicazione
Controlli di sicurezza - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Paolo Sartori è il questore della provincia di Brescia dal primo giugno e in poco più di tre mesi ha dato una forte impronta alla comunicazione istituzionale della Polizia di stato, dando notizia, quotidianamente, dei provvedimenti amministrativi di propria competenza, con particolare attenzione al contrasto dell’immigrazione clandestina.

Signor questore, come risponde a chi l’ha già ribattezzata sceriffo?

«Me lo hanno chiesto a Mantova, poi a Vicenza, poi a Bolzano. Lo sceriffo più che interpretare la legge la stabiliva e la applicava. Io sono pagato per far rispettare la legge e non ho velleità di sceriffo, nel senso che mi attengo strettamente alle disposizioni che l’Italia democraticamente si è data e il mio compito è proprio questo, applicare la legge. E, ci tengo a sottolinearlo, applicarla soprattutto a favore delle fasce deboli della società, nel senso che persone anziane, bambini, donne vittime di violenze devono vedere in noi, un punto di riferimento, un’ancora di salvezza nel caso in cui abbiano bisogno e vedano calpestati i propri diritti».

In queste ultime settimane abbiamo visto un significativo incremento delle operazioni di controllo e di provvedimenti di allontanamento ed espulsione. Con il suo arrivo è cambiata soltanto la comunicazione o sono aumentati davvero questi provvedimenti?

«I provvedimenti venivano fatti anche in precedenza ma io sono del parere che bisogna avere la massima trasparenza nei confronti degli organi di stampa e rendere conto ai cittadini, che sono poi coloro che ci pagano lo stipendio, di quello che facciamo. Io ho dato un incremento, il 37% rispetto allo stesso periodo del 2024, per quanto riguarda la revoca dei permessi di soggiorno e il rifiuto dei permessi di soggiorno. Ho dato disposizione all’ufficio di migrazione di verificare sistematicamente tutte le posizioni delle persone che magari non hanno più titolo per permanere da noi».

Non c’è il rischio che essere con i documenti non in regola si diventi un’equazione ad essere ritenuto un criminale?

«No assolutamente. Abbiamo otto differenti tipologie di espulsione e le utilizziamo a seconda dei casi. Un soggetto pregiudicato, irregolare, e che ha un documento viene immediatamente accompagnato alla frontiera e messo su un aereo. Un soggetto pregiudicato ma che non ha documenti viene trattenuto, fino a 18 mesi, in un Cpr in attesa che il suo paese di origine gli fornisca un documento provvisorio con cui farlo partire».

Il questore Paolo Sartori - © www.giornaledibrescia.it
Il questore Paolo Sartori - © www.giornaledibrescia.it

«Per gli incensurati invece adottiamo l’ordine di espulsione, perché la legge non consente di fare nulla di diverso. Spetta a loro poi scegliere se rispettarlo o meno. Con i regolari che commettono reati invece viene revocato il permesso di soggiorno e diventano quindi irregolari. Caso diverso è quello dei richiedenti asilo. In quel caso noi possiamo solo sollecitare le commissioni territoriali per i rifugiati a valutare le singole posizioni e a revocare lo status di rifugiato».

Con l’attuale normativa però anche solo perdere il lavoro può portare ad essere irregolari.

«Però per questa categoria esiste un permesso di soggiorno apposito. Se si tratta solo della perdita del lavoro, e non ci sono altri reati, allora possiamo concedere un permesso di soggiorno della durata di un anno, rinnovabile per il secondo, per la ricerca dell’occupazione. E le garantisco che agli incensurati lo diamo a tutti».

Il questore, con i vari decreti sicurezza, ha ampia discrezionalità sui provvedimenti come Daspo, fogli di via, allontanamento, espulsione. Ci si può opporre al TAR, è vero, ma sono ricorsi costosi e pochissimi possono permetterseli. Quali garanzie abbiamo che le regole democratiche che ci siamo dati e distinguono la nostra collettività vengano rispettate nell’essenza?

«La democrazia è rispettare la legge. Io non mi sveglio una mattina e decido di espellere o allontanare una persona. La legge prevede criteri oggettivi che rispettiamo scrupolosamente».

Con l’aumento dei controlli si teme che ci sia un accanimento contro gli stranieri.

«No. I fogli di via vengono emessi per gli italiani così come i daspo e anche gli altri divieti. I controlli nelle stazioni, nei parchi e nelle zone degradate sono indirizzati alle persone che hanno comportamenti e atteggiamenti contrari alla civile convivenza oppure sospetti. Non si punta allo straniero. Si punta a chi non rispetta la convivenza civile».

Su questi temi, com’è la collaborazione con i Comuni, in particolare nella città capoluogo, dove più volte in passato la sindaca ha sottolineato che l’ordine pubblico spetta allo Stato e non agli enti locali?

«La sindaca ha ragione. Il Prefetto e il Questore sono autorità provinciali di pubblica sicurezza ma i sindaci sono autorità locale di pubblica sicurezza. In quest’ottica abbiamo un rapporto molto buono. Proprio questa settimana abbiamo fatto un incontro in un comune e incontrato sindaci a cui abbiamo spiegato come loro, o le polizie locali, possono chiedere provvedimenti amministrativi. Il questore li emette ma i sindaco o le altre forze di polizia li possono proporre o richiedere».

Come risponde a chi dice che tanti provvedimenti restano fogli di carta?

«Con la norma. Violare il foglio di via comporta una multa di 10mila euro e un anno e mezzo di carcere, violare il divieto di accesso ai pubblici esercizi 24mila euro di multa e due anni di carcere».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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