Il questore Sartori: «Vogliamo reagire alla percezione di insicurezza»

Paolo Sartori, trentino d’origine e mantovano d’adozione, con alle spalle 18 anni di servizio all’estero nelle ambasciate italiane, è Questore a Brescia da meno di un mese e la visita alla redazione del Giornale di Brescia, l’incontro con i giornalisti e la direzione, è stata l’occasione per tracciare il bilancio del primo periodo a Brescia.
Fin dalle prime ore ha dato segnali netti con provvedimenti forti: con gli ultras, sulla stazione e sulla microcriminalità di strada.
«In contesti urbani avanzati come quello di Brescia è importante intervenire anche per favorire la percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Ritengo che le forze di polizia debbano essere viste, che la popolazione si renda conto che interveniamo a tutela dei diritti di ciascuno».
A proposito di sicurezza come ha visto Brescia da quando vi si è insediato?
«Da quello che ho visto è una città molto ben organizzata sotto tutti i punti di vista, in cui le istituzioni vanno d’accordo e interagiscono quotidianamente. E questa è una garanzia di sicurezza. É chiaro che ci sono dei fenomeni devianti che devono essere affrontati ma il nostro lavoro è proprio questo: individuare i fenomeni criminali e poi isolarli dal contesto urbano».
Lei ha detto di voler incontrare i sindaci del territorio, con quale obiettivo?
«I sindaci sono autorità locali di pubblica sicurezza e fanno riferimento al Questore e al Prefetto che sono le autorità provinciali. Mi sono dato l’obiettivo di incontrali proprio per avere un contatto diretto per capire cosa avviene sul territorio e avere anche da loro indicazioni sulle problematiche e sulle questioni che vivono nei loro comuni. Sono proprio le realtà più lontane, anche in ambito istituzionale, che hanno bisogno di un maggiore contatto con il centro».
Quali sono le situazioni che La preoccupano?
«Vorrei essere in grado di applicare le leggi in maniera sistematica laddove ci sono delle sacche di delinquenza che fanno in modo che la percezione da parte delle gente sia quella di autorità inerti e impotenti. Non è così e dobbiamo dimostralo. E dover cercare di dimostrarlo a volte preoccupa di più di doverlo fare».
Nel suo primo periodo a Brescia ha usato ampiamente le misure di prevenzione. Come le valuta?
«Il foglio di via o il Daspo nelle sue varie forme ma anche le espulsioni con accompagnamento alla frontiera, sono strumenti efficaci e immediati. Consentono di estirpare rapidamente dal territorio le persone che hanno creato problemi. Sono strumenti che abbiamo usato contro stranieri che hanno commesso gravi reati ma anche contro chi ha voluto strumentalizzare lo sport con finalità criminali. Su questo, anche se è impegnativo sul fronte del personale che richiede, saremo intransigenti».
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