In Duomo il Giubileo dei migranti «pellegrini di speranza»
C’erano le bandiere di oltre una trentina di nazioni e, dietro ognuna di queste, mille storie; le candele, in segno di speranza, e gli abiti tradizionali di tante comunità diverse. E poi ancora: i canti e le lingue così diverse eppure così simili nel segno del comune desiderio di pace. Le persone, almeno un migliaio, stipate sui banchi le une accanto alle altre, superando barriere, paure e diffidenze, senza barriere, senza paure, senza diffidenze.
E poi le parole del vescovo, monsignor Pierantonio Tremolada, illuminanti: non solo di fede, ma soprattutto di grande umanità. Questa mattina in Duomo si è celebrato il Giubileo dei migranti, «pellegrini di speranza».
La celebrazione
Un momento voluto per riconoscere la forza e la bellezza di chi si è messo in viaggio da un altro Paese per arrivare nel nostro e creare una sola grande comunità, la comunità umana, «in una Chiesa che è casa di tutti». Per i tantissimi popoli presenti è stata anche occasione per valorizzare la loro identità cattolica, con il rinnovo delle promesse battesimali, per «rendere ben visibile che la fede da loro scelta in altre parti del mondo viene vissuta insieme a noi. Non possiamo essere comunità – ha affermato don Roberto Ferranti, coordinatore dell’area pastorale per la mondialità – se non attraverso le diversità».
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