La discarica Castella inquinerà la falda?: «Il dato è sbagliato»

«È un dato anomalo e in controtendenza rispetto alla media dei dati storici. Un’incongruenza che sembra dettata da un errore e che stiamo cercando di chiarire. Allo stato delle cose l’iter autorizzativo va avanti». La Castella 3, insomma, è salva, almeno per il momento. Parola di Giovanmaria Tognazzi, responsabile dell’ufficio Ambiente della Provincia di Brescia, che ha risposto così all’interrogazione firmata da Fabio Capra e Filippo Ferrari e presentata ieri in Broletto durante il Consiglio.
A preoccupare i due consiglieri e a convincerli a chiedere l’intervento dell’assise provinciale, erano state le notizie apparse a fine marzo sulla stampa locale e riguardanti un allarme lanciato dal Codisa di Buffalora, il Comitato salute e ambiente, secondo cui il terzo progetto di discarica da 120mila tonnellate, 905 metri cubi di rifiuti, proposto da Garda Uno e autorizzato dalla Provincia nell’aprile del 2024, si fondava su un dato numerico errato.
I numeri
Una cifra tutt’altro che banale visto che riguarda il dato di massima escursione della falda acquifera, necessario per capire se i rifiuti depositati nella discarica, una volta in attività, rischiano di finire sott’acqua. Ebbene, stando al progetto la falda non avrebbe mai dovuto superare i 121,2 metri sul livello del mare, ma considerando quanto risposto da Arpa agli ambientalisti in un accesso agli atti, non sarebbe così: «La massima quota piezometrica censita da questo ufficio - si legge nella risposta di Arpa al Codisa - è di 122,95 m.s.l.m.».
Come dire: i rifiuti potrebbero finire almeno sotto un metro e mezzo di acqua di falda. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha registrato i dati dei piezometri della cava Castella dal 2009 al 2023 e ha fornito solo quello più alto emerso in un’analisi del luglio 2020. Alla luce di questi fatti, Capra e Ferrari al Consiglio provinciale hanno avanzato alcune richieste: se non sia, cioè, il caso di conoscere i livelli aggiornati della falda, visto che nel 2024 si è alzata molto e se non ritenga il dirigente che ha approvato il progetto (leggasi Tognazzi) di ritirare in autotutela il provvedimento di approvazione.
Lo scontro
Come detto, Tognazzi ha cercato di fare chiarezza riguardo un dato che sembra «del tutto anomalo, per il quale abbiamo chiesto un approfondimento ai proprietari della cava. Da quanto emerso ad oggi - ha concluso - non riteniamo che sussistano gli elementi per un riesame del provvedimento autorizzativo unico». Tognazzi ha inoltre chiarito che, subito dopo l’allarme lanciato dal Codisa, l’Ufficio si è attivato autonomamente con Arpa per chiarire la vicenda.
Fabio Capra, che da una ventina d’anni si (pre)occupa di quel lembo di territorio da cui proviene (vive a Buffalora) si è detto tutt’altro che soddisfatto della risposta. Si è scagliato contro «Garda Uno, ente pubblico partecipato per il 9% dalla Provincia, che spende milioni di euro per una discarica nonostante i pareri contrari di Tar e Consiglio di Stato. Un accanimento terapeutico senza spiegazioni. La Provincia - ha concluso - metta in atto tutte le azioni per la salvaguardia del territorio».
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