Ambiente

Il caso della discarica Castella, un paradosso che dura da 16 anni

I Comuni si opporranno di nuovo, ma la società Garda Uno è guidata al 96,5% dai partiti. Capra: «Ne chiederò conto»
Una manifestazione contro la discarica Castella - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Una manifestazione contro la discarica Castella - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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C’è un caso che si trascina da sedici anni (correva l’anno 2007 quando la prima pratica ha fatto capolino negli uffici pubblici) e che da sedici anni replica uno schema ai confini del paradosso. Il caso è quello della discarica Castella (nel frattempo siamo arrivati alla puntata, e al progetto, numero tre), lo schema invece è questo: Comuni contro Comuni o, meglio, partiti contro partiti (dello stesso schieramento). Oggi le Amministrazioni coinvolte - Rezzato in prima linea, ma non mancherà il supporto di Brescia, Borgosatollo e Castenedolo - si preparano all’ennesima battaglia legale e ad impugnare di nuovo il procedimento che ha ottenuto il nullaosta dai tecnici della Provincia. Ma il cortocircuito vero è tutto squisitamente politico.

Ricorsi

Funziona così: a presentare la richiesta per realizzare una discarica è sempre Garda Uno, che nasce «per proteggere l’ambiente naturale ed urbano lavorando per la cultura del bene comune», come si legge sul sito web della società. Ogni volta che questo avviene, i Comuni e gli schieramenti politici salgono sugli scudi: non solo a parole, è una «rivolta» misurabile a suon di ricorsi e opposizioni per conclamare il loro «no» alla realizzazione di una ulteriore discarica su un territorio già molto ferito, come indiscutibilmente è quello bresciano. In modo bipartisan lo scalpore è ai massimi termini: tanto il centrosinistra quanto il centrodestra sono «fortemente contrari al progetto», anche perché entrambi - simboli di partito incorporati - mettono l’ambiente al centro dei programmi.

Chi c'è nel Cda

L’area in cui Garda Uno avrebbe voluto realizzare la discarica a Rezzato - © www.giornaledibrescia.it
L’area in cui Garda Uno avrebbe voluto realizzare la discarica a Rezzato - © www.giornaledibrescia.it

Fin qui, tutto lineare. Se non fosse per un dato forse non immediato, ma lo stesso macroscopico: Garda Uno non è un’azienda privata. I soci di maggioranza sono per l’86,8% delle quote i Comuni di casa nostra (con una chiara appartenenza politica: ci sono sia Amministrazioni di centrosinistra sia di centrodestra) e per il 9,76% la Provincia. Restano lo 0,10% di quote in capo all’Azienda gardesana servizi Spa, l’1% della Comunità montana e il 2,34% di azioni proprie. Questo significa che è proprio la componente pubblica a incidere sulla governance di Garda Uno. E non per un soffio, ma per il 96,56% (includendo solo i Comuni soci e la Provincia).

Un mosaico che si rilegge perfettamente nella composizione del cda della società: a guidarlo è Mario Bocchio, ex sindaco di Lonato del Garda per il centrodestra (Forza Italia). A sedere accanto a lui ci sono poi Cristina Tedaldi, sindaco di Leno e presidente dell’Associazione comuni bresciani (Pd); Riccardo Podavini, vicesindaco a Manerba del Garda per il centrodestra (Lega); Gianpiero Cipani, sindaco di Salò (Forza Italia) e Delia Castellini, ex sindaca di Toscolano Maderno per il centrosinistra. Sono gli stessi schieramenti che si scagliano contro la discarica, quindi, a decidere su quali progetti Garda Uno deve scommettere, discarica Castella inclusa.

Le responsabilità

I fari sono puntati sull’Ambito territoriale estrattivo (alias: Ate) 25 nel Comune di Rezzato, terreno che confina con Buffalora: lì Garda Uno (proprietaria al 100% della società La Castella srl) vorrebbe realizzare un cimitero di rifiuti che «viaggerebbe» su 905mila metri cubi di scarti complessivi (un ordine di grandezza di nove campi da calcio), per un conferimento massimo di circa 100mila metri cubi all'anno.

A fare il punto della situazione sono stati ieri i membri della Commissione ambiente in Loggia. E seppur con sedici anni di ritardo, questo cortocircuito è emerso. A partire dalle parole della neo-assessora Camilla Bianchi: «Due sono gli elementi che mi hanno sorpresa prendendo il testimone di questo dossier - dice -: l’insostenibilità ambientale di questo progetto e lo scollamento delle istituzioni su partite così importanti». Ma l’intervento chiave è stato quello di Fabio Capra: «Delle responsabilità ci sono. Chiederò conto alla mia comunità politica e ai sindaci che fanno parte dei soci. Nei loro bilanci consolidati c’è chi si permette di scrivere che "è una partecipazione molto remunerativa, perché Garda Uno realizzerà una discarica". È inaccettabile». Da sedici anni però.

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