Consiglio comunale: ok per l’ex Pietra Tubificio, discussione sulle foibe

Unione d’intenti e scontri già visti. La vera notizia è che il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità una delibera – e anche un emendamento (solo il consigliere Pd Andrea Curcio si è astenuto). Poi si è tornati sulla solita linea. Anche in merito ad argomenti già visti. «Ogni cinque anni questa mozione si sente», il commento riassuntivo del consigliere Pd Capra.
La delibera
Il Consiglio ha approvato la delibera per procedere al recupero dell’ex Pietra Tubificio. Si compie così un passo importante sulla strada del recupero delle aree dismesse. L’azienda, abbandonata ormai da decenni, occupa circa 120mila metri quadrati tra via Orzinuovi, via Dalmazia e via Oddino Pietra. E a estendere la superficie occupata c’è la Pietra-Curva (80mila metri quadrati), che è però stata recentemente aggiudicata alla Turboden. «È un intervento che si inserisce nel solco del nostro mandato – ha detto l’assessora alla Pianificazione urbanistica Michela Tiboni –. Da una parte c’è la rigenerazione dell’area, dall’altra il contenimento del consumo di suolo».
Con un emendamento, approvato bipartisan, sono poi state stabilite le prossime scadenze. Per i proprietari il termine di presentazione del permesso di costruire o di Scia demolitoria dei tetti e delle coperture degli immobili è stabilito in un anno. Prolungato a tre anni (nel testo originario erano due) invece il termine per presentare la richiesta del piano attuativo o del permesso di costruire o del documento per la demolizione degli immobili. C’è poi da prendere in considerazione l’aspetto sociale della vicenda, come ha ricordato l’assessore al Welfare Marco Fenaroli, sottolineando che «con il recupero dell’ex Pietra Tubificio ci saranno delle persone che si muoveranno» a causa degli sgomberi prima dei lavori. Ma l’assessore non vuole assolutamente sentir parlare di «inquinamento sociale».
Contrasti
Finita l’intesa si è passati al conflitto. Prima sull’attività dei Consigli di Quartiere e sul Bilancio partecipativo. Argomento, questo, che già nei giorni scorsi aveva tenuto banco, con il centrodestra a puntare il dito contro «una narrazione distorta che svuota di senso il principio stesso della partecipazione».
Poi è arrivata la questione ideologica. La mozione dell’opposizione in merito alla «valorizzazione del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata». Il consigliere di Fratelli d’Italia Carlo Andreoli ha inizialmente auspicato «unità d’intenti e condivisione su un tema tragico della storia del nostro Paese». La speranza del centrodestra è stata ridimensionata dal primo intervento della maggioranza. Pietro Ghetti (Pd) ha ricordato che «Il Comune e la Casa della memoria mettono in campo molte attività per valorizzare il Giorno del ricordo». A ribadire il concetto il capogruppo Pd Roberto Omodei: «Voteremo contro questa mozione perché è inutile. Non perché vogliamo fare del negazionismo».
Di parere diverso Paolo Fontana (FI) e Mattia Margaroli (capogruppo FdI). Il primo si dice «allibito e preoccupato» dalla presa di posizione della maggioranza, il secondo evidenzia che «sarebbe stato importante dare un messaggio di unità alla città. Potevamo fare di più insieme». Poi è arrivato anche un comunicato firmato da tutti i consiglieri di centrodestra. «Evidentemente, questa sinistra ha preferito votare contro per non spaccarsi, come già accaduto sul tema dell’antisemitismo, lasciandosi condizionare da posizioni ideologiche che minimizzano la portata storica di quei fatti, non ritenendo necessario rafforzare il ricordo nella nostra comunità». Poi la presa di posizione di Valentina Gastaldi di Brescia Attiva. «Penso che questa mozione si inserisca perfettamente nella contrapposizione tra memoria delle foibe e Shoah. il Giorno del ricordo è importante, ma non può sostituirsi al Giorno della memoria. È una mozione dal sapore nostalgico, come tante attività che vedo fare alla minoranza».
Fuori dall’aula
A far capire che i buoni rapporti iniziali fossero solo un fuoco di paglia è arrivato poi il primo (e unico) ordine del giorno: buona parte del Pd ha chiesto maggiore attenzione, risorse e strutture per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Margaroli ha invece chiesto di poter discutere l’ordine del giorno durante il prossimo Consiglio comunale, perché non è «arrivato sui banchi del centrodestra». La richiesta messa ai voti non è passata e l’opposizione ha abbandonato l’aula.
«La minoranza di destra, probabilmente imbarazzata per gli ingiustificabili silenzi e ritardi del governo e della Regione, ha preferito con una scusa abbandonare l’aula e disertare il dibattito. Un comportamento davvero inqualificabile che offende le migliaia di famiglie (tema buono solo per gli slogan) che ogni giorno fanno i conti con questi fenomeni e soprattutto si trovano soli e abbandonati dalle istituzioni sanitarie», il commento di Omodei e di Beatrice Nardo, prima firmataria dell’ordine del giorno.
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